Petrolio, continua il disinvestimento della Chiesa: aderiscono altri 35 organismi religiosi

Tra le istituzioni partecipanti vi sono alcune organizzazioni cattoliche, come cinque diocesi in Irlanda e due in Canada

Petrolio, continua il disinvestimento della Chiesa: aderiscono altri 35 organismi religiosi
di Franca Giansoldati
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Martedì 5 Luglio 2022, 19:14

Città del Vaticano - Per far fronte all'emergenza climatica e seguendo i principi contenuti nella enciclica verde Laudato Sì sono trentacinque le organizzazioni religiose di sei paesi hanno annunciato oggi il loro disinvestimento dalle società di combustibili fossili. Tra le istituzioni partecipanti vi sono alcune organizzazioni cattoliche, come cinque diocesi in Irlanda e due in Canada. Il disinvestimento delle istituzioni cattoliche ammonta a oltre 500 milioni di dollari. Questo annuncio è stato organizzato dal Movimento Laudato Si', dal World Council of Churches, dall'Operation Noah, dai Green Anglicans, e dalla GreenFaith, tra le altre organizzazioni.

Nel 2020 il Vaticano, rileva Padre Joshtrom Kureethadam, Coordinatore del Settore Ecologia del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, «ha invitato le istituzioni cattoliche a disinvestire in questo settore dato il loro danno all'ambiente. Mi congratulo con queste istituzioni profetiche che disinvestono oggi e incoraggio tutte le istituzioni a ridurre la nostra dipendenza da queste fonti di energia dannose. È così che le istituzioni profetiche possono vivere i nostri valori e aiutare i più vulnerabili tra noi.

Se vogliamo raggiungere la pace e garantire un pianeta vivibile per tutti, comprese le generazioni future, e porre fine alla nostra dipendenza dai combustibili fossili che alimentano l'attuale crisi climatica».

Anche l'Azione Cattolica Italiana ha aderito all'Annuncio di disinvestimento. L'organismo italiano da tempo è attivo nella formazione ai temi dell'ecologia integrale, in una politica interna di riduzione dell'uso di energia derivante da combustibili fossili. «Constatiamo però con preoccupazione la diffusa convinzione che rallentare la transizione energetica per tornare all'uso massivo dei combustibili fossili, in particolare del carbone, sia l'unica risposta possibile all'aumento delle bollette. Invece, è proprio mentre facciamo i conti con i costi della pandemia e della guerra in Ucraina che serve chiudere definitivamente con il carbone e proseguire con una riduzione sistematica tanto dell'offerta quanto della domanda di petrolio, attraverso un rapido aumento delle energie rinnovabili e a un contestuale risparmio energetico. Come del resto già previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. La politica nazionale e quella comunitaria hanno la responsabilità di sostenere una capillare opera di efficientamento energetico delle nostre case, di incentivi alle energie rinnovabili e di potenziamento dei trasporti pubblici puliti».

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