Papa Francesco accelera sull'ambiente, serve un nuovo rapporto tra economia, mercato e persone

Papa Francesco accelera sull'ambiente, serve un nuovo rapporto tra economia, mercato e persone
di Franca Giansoldati
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Domenica 30 Agosto 2020, 14:20 - Ultimo aggiornamento: 14:57

Città del Vaticano - Papa Francesco ha condannato l'ultimo grave disastro ambientale che ha messo in pericolo l'habitat di un intero arcipelago. All'Angelus ha parlato di quello che è accaduto alle Mauritius. Una nave mercantile giapponese, la Mv Wakashio, agli inizi di agosto si è incagliata riversando enormi quantitativi di  petrolio nell’oceano Indiano. Si calcola che abbia riversato in mare circa mille tonnellate di greggio. Il Papa torna così a puntare i riflettori sul rapporto uomo-ambiente e sul bisogno di proteggerlo per non incrinare ulteriormente un equilibrio abbondantemente compromesso. Proprio oggi, nella cattedrale della capitale di Mauritius, verrà eseguito un concerto per ricordare la Laudato Sì e celebrare la Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato. «Da questa data, fino al 4 ottobre, celebreremo con i nostri fratelli cristiani di varie Chiese e tradizioni il “Giubileo della Terra”, per ricordare l’istituzione, 50 anni fa, della Giornata della Terra» ha detto il Papa ai fedeli. 

Francesco ultimamente sta insistendo tanto sulla questione ambientale cercando di accelerare la divulgazione dell'enciclica verde promulgata 5 anni fa. Un testo che non dappertutto è stato accolto con entusiasmo. La accoglienza più tiepida, per non dire ostile, si è registrata da parte delle lobby legate al mondo del petrolio, delle multinazionali o dai grandi centri della finanza. 



In una delle ultime udienze generali del mercoledì il Papa è tornato sul concetto (ampiamente affrontato nella sua enciclica verde) della crescita economica iniqua» che ha portato a «un’economia malata». Nel mondo vi sono pochi ricchissimi che possiedono più di tutto il resto dell’umanità. A suo parere le disuguaglianze sociali ultimamente si sono aggravate con la pandemia e con la costante indifferenza – quasi un male globale - per i danni inflitti al Creato.

In autunno si aprirà ad Assisi (Covid permettendo) l'Economy di Francesco, una specie di Davos cattolica benedetta da Bergoglio dove si incontreranno economisti, ecologisti, finanzieri (non solo di area cattolica) per affrontare il tema dello sviluppo economico e della sostenibilità ambientale. Alla base c'è l'idea del Papa di guarire l’attuale modello economico modificandolo dall'interno. L'analisi che fa parte dal gap economico ormai siderale tra Nord e Sud del mondo e dal collasso ambientale sempre più nitido all'orizzonte. 



Il Papa di fatto sta lavorando per un ordine di mercato più responsabile. Vorrebbe incoraggiare la trasformazione dei soggetti che operano nel sistema economico e finanziario, cercando di coinvolgerli e sensibilizzarli. Il futuro della terra è qualcosa che ha a che fare con tutti, nessuno escluso. Fino a tempi recenti, si era pensato che sarebbe bastato aumentare la ricchezza, aumentare il reddito nazionale e di fatto il mercato avrebbe poi corretto tutto. Purtroppo non è accaduto così.

Stefano Zamagni, l'economista che sta coordinando gran parte dei lavori della Economy di Francesco, spiega che la proposta del Papa è quella della prosperità inclusiva, capace di includere tutti legando l’equilibrio ecologico e con l’equilibrio interiore dei singoli. 

Tra i relatori chiamati a parlare ad Assisi ci sono anche Ermete Realacci, il fondatore del movimento ambientalista italiano che insiste molto sul recupero dei legami tra territorio e terzo settore e Giovanna Melandri, presidente della Fondazione Human, uno dei pochissimi organismi che il Italia lavora a progetti di finanza ad impatto sociale (quella finanza che – attraverso una attività di impresa tesa a generare profitto – sostiene investimenti legati ad obiettivi sociali misurabili, e in grado, allo stesso tempo, di generare un ritorno economico per gli investitori).



Una nuova frontiera che si sta facendo largo nella finanza tradizionale, anche se da parte dei Governi viene ancora vista con una certa diffidenza. 

Secondo una ricerca dell'anno scorso del Politecnico di Milano gli investimenti in equity ammontano a 1.824,7 milioni di euro, ma solo 197 sono impact in senso stretto. Secondo le proiezioni dello studio gli asset gestiti dagli operatori equity avrebbero dovuto crescere del 19% nel 2020 con un volume – si legge nello studio - che potrebbe raggiungere i 573 milioni di euro. Naturalmente la ricerca resa nota nel 2019 non teneva conto del Covid e della crisi attuale. «In Italia il settore è ancora piccolo ma si sta strutturando – aveva commentato al Sole24Ore Mario Calderini, docente al Politecnico, alla guida di Tiresia -. È importante distinguere quali siano gli investimenti strictly impact perché nell'addizionale risiede il potere trasformativo di queste risorse che può portare a un ripensamento del capitalismo che molti invocano, soprattutto i giovani».


 

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