Il grande santo dell'Armenia, Gregorio di Narek celebrato nei Giardini Vaticani

Il grande santo dell'Armenia, Gregorio di Narek celebrato nei Giardini Vaticani
di Franca Giansoldati
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Sabato 27 Febbraio 2021, 15:26 - Ultimo aggiornamento: 3 Marzo, 20:25

Città del Vaticano - Nei giardini vaticani, davanti alla grande statua in bronzo di san Gregorio di Narek, il «dottore della pace» (come lo definì Papa Francesco durante il suo viaggio in Armenia sei anni fa), è stata recitata una preghiera ecumenica tra cattolici e armeni apostolici, alla presenza del cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali. «E' un momento importante per ricordare la prima memoria liturgica di San Gregorio di Narek nel calendario romano generale. Ma si tratta anche di un passaggio simbolico che rafforza il dialogo sullo scambio dei tesori sacri, in uno spirito di amore e stima, rispetto e fiducia reciproca» ha spiegato l'ambasciatore d'Armenia presso la Santa Sede, Garen Nazarian. 

«Quasi sei anni dopo la memorabile celebrazione presieduta dal Papa il 12 aprile 2015, la Basilica Vaticana sente risuonare ancora una volta i preziosi inni della tradizione armena» ha sottolineato nell’omelia il cardinale Sandri, facendo riferimento al rito voluto da Francesco sei anni fa per commemorare il milione e mezzo di vittime del genocidio armeno uccise tra il 1915 e il 1919 sotto l'impero ottomano.

Il Papa, in quella occasione, denunciò apertamente il genocidio innescando una reazione diplomatica da parte del governo turco che ritirò il proprio ambasciatore.

«Il Papa che ha evocato la 'guerra mondiale a pezzi' e che ha indicato san Gregorio di Narek come stella nel firmamento nei dottori – afferma il cardinale Sandri -, vola nelle terre che insieme alla Siria pur sofferente si appellano a Sant’Efrem come padre ed ispiratore. Un incrocio di storie, di sofferenze, di santità e di sapienza”. Celebrare la memoria liturgica di San Gregorio di Narek, “ci provoca e ci destabilizza, come armeni e come credenti in Gesù – prosegue il cardinale Sandri -. Con la sua testimonianza egli infatti ci chiede se vogliamo essere cristiani solo di nome o per antica tradizione, o perché vogliamo essere oggi discepoli del Signore, come lui ha fatto, diventando maestro di sapienza e di dottrina». 

Nei Giardini vaticani è collocata una grande statua bronzea dedicata a Narek (in armeno Krikor Narekatsi), uno dei grandi mistici del cristianesimo mondiale. 

Le informazioni sulla sua vita sono piuttosto scarse. Si sa che nacque nel 950. Ordinato monaco nel 977, fu nominato maestro di patristica, posizione riservata ai monaci che si erano distinti intellettualmente. E' autore di un’opera che è definita la vetta più alta della spiritualità armena, nonché uno dei capolavori del misticismo mondiale. L’opera è una raccolta di 95 discorsi, con 336 suddivisioni. Non è una preghiera a Dio, bensì un «colloquio con Dio dal profondo del cuore».

Il dialogo tra Dio e uomo pone due domande centrali: chi è l’essere umano? Qual è la sua vocazione nel mondo? In Narek queste domande vengono affrontate da prospettive diverse e in contesti differenti, ma sempre in una relazione dialettica con Dio. L’autore sta dinanzi a Dio rappresentando l’intera umanità. Cercando Dio, egli cerca la propria identità e il proprio destino. La sua comprensione di sé è determinata e condizionata da Dio. Senza Dio egli considera se stesso «privo di significato e di scopo». 

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