Abusi, la vittima di un prete sospeso a divinis: «Perchè celebra messa al monastero benedettino di Subiaco?»

Abusi, la vittima di un prete sospeso a divisis: «Perchè celebra messa al monastero benedettino di Subiaco?»
di Franca Giansoldati
4 Minuti di Lettura
Martedì 11 Aprile 2023, 18:26 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 17:19

«Personalmente provo disgusto. Perchè la Chiesa di Papa Francesco continua ad avere un atteggiamento protettivo nei confronti dei preti che hanno abusato dei minori?» Giada Vitale, vittima (oggi venticinquenne) di un sacerdote che è stato condannato in via definitiva nel 2020 a 4 anni e dieci mesi di reclusione e, in parallelo, anche dalla Congregazione della Dottrina della Fede (che lo ha sospeso a divinis) è sotto choc mentre osserva sul telefonino il filmato che ritrae il suo aguzzino nel monastero benedettino di Subiaco alla celebrazione pasquale del Giovedì Santo. Il reverendo Marino Genova vestito di tutto punto con gli abiti liturgici, assieme ad altri preti, sta effettivamente celebrando il rito solenne con il quale la Chiesa ha istituito l'eucarestia. 

Il Papa rafforza la legge anti-abusi e include i laici, ma nel testo si esclude l'obbligo di denuncia a magistrati e polizia

Il caso di Giada è ben conosciuto alle cronache anche perchè era finito persino sul tavolo dell'allora Ministro della Giustizia, Marta Cartabia.

Inoltre era stato successivamente portato in Parlamento. La giovane nel 2009 era stata abusata dall'età di 13 anni fino al compimento del 17esimo anno da un parroco molisano (attualmente in detenzione domiciliare nel monastero di Subiaco). L’ex parroco di Portocannone dopo la condanna in via definitiva è stato prima portato in carcere e poi trasferito per ragioni mediche ai domiciliari nel monastero di Subiaco. Nelle interrogazioni parlamentari su questo caso era emerso che la ragazza non fu mai sottoposta né a una perizia né a un incidente probatorio, e ciò, per entrambi i periodi in cui fu diviso il suo fascicolo dalla Procura di Termoli. 

Abusi, in Germania la Chiesa stanzia 40 milioni di euro per le vittime. Ma in Italia la Cei non vuole parlare di risarcimenti

Gli psicologi che in un secondo tempo erano stati sentiti avevano confermato e descritto una condizione di fragilità psichica e uno stato di grave costernazione psicologica della vittima. In particolare due psicologhe affermarono che Giada si trovava, al momento dei fatti, in uno stato di fortissima soggezione. In pratica la ragazzina non avrebbe mai potuto dare il suo consenso in modo libero e spontaneo dopo il compimento dei 14 anni – come sosteneva invece la difesa del parroco - perché vittima di esperienze sessuali precedenti traumatizzanti ed assoggettata al controllo psicologico di don Marino «che lo esercitava attraverso una falsa affettività». 

Abusi nella chiesa, in 70 anni oltre 4mila minori molestati dai preti: il rapporto dellla commissione d'inchiesta in Portogallo

«Il trauma dell’abuso sessuale ha provocato danni irreversibili nella normale evoluzione della maturazione della vittima (...) Pensare che una ragazzina di tredici e poi quattordici anni possa avere una relazione con un uomo di 55 anni è un oltraggio al diritto, alla psicologia e soprattutto all’infanzia. Una posizione folle e, inoltre, istigante, che può far pensare ai pedofili sia lecito manipolare e poi abusare una vittima». 

Lo choc dei gesuiti: «Padre Rupnik ha abusato di altre suore» ma tacciono su chi gli tolse la scomunica nel 2020

La voce di Giada si incrina: «Dopo un anno e mezzo di carcere a Rebibbia, ora colui che mi ha abusata sta scontando un periodo di detenzione domiciliare nel monastero di Santa Scolastica a Subiaco per motivi di natura medica. Nonostante i divieti ricevuti il Giovedì Santo stava celebrando durante la messa crismale. A me tutto questo fa male, mi arreca dolore, lo trovo assurdo oltre che offensivo per la stessa istituzione ecclesiale». Giada ora si appella a Papa Francesco, chiedendogli chiarezza. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA