Quando il Wi-Fi diventa un incubo, esposti dei consumatori per riavere i soldi. Nei guai anziani e professionisti

Quando il Wi-Fi diventa un incubo, esposti dei consumatori per riavere i soldi. Nei guai anziani e professionisti
di Luca Benedetti
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Venerdì 28 Ottobre 2022, 07:10

 L’ultimo incubo dei rapporti non facili con le aziende di telefonia e servizi sbarca nel non placido mondo del Wi-Fi. Tra mille offerte, pubblicità che fa l’occhiolino alla mega iper velocità, c’è chi si ritrova a fare i conti con il servizio che sbanda e manda in tilt famiglie e professionisti.
Tanto che Federconsumatori, con Alessandro Petruzzi, ha deciso di portare le società di gestione in conciliazione per riavere i soldi buttati dai clienti. Ma prima c’è stato un esposto all’Autorithy.
«Ormai-denuncia Petruzzi- non passa giorno che non ci troviamo a fare i conti con situazioni al limite del paradosso. C’è una famiglia di anziani che vive tra Foligno e Spoleto che da un anno e mezzo Paga il servizio ma non lo ha. Tanto che una volta che è stata mandata la disdetta siamo arrivati al paradosso che è stato staccato il numero fisso abbinato al Wi-Fi e sono continuate ad arrivare le fatture con tanto di importi maggiorati per la mora. Una situazione insostenibile. Il problema vero è, oltre quello dei soldi, anche il disservizio. Ci troviamo di fronte a una famiglia di due persone anziane. Escono di casa il meno possibile e avere una connessione internet che funzioni significa, per esempio, gestire al meglio i rapporti con il medico di famiglia che può inviare le ricette dematerializzate senza che moglie o marito si rechino allo studio. Bene, per diversi mesi quel tipo di servizio è saltato fino a che non sono ricorsi ai ripari cambiando gestore. Ma non con la telefonia fissa, invece hanno scelto di attivare una linea con il telefonino. Ma abbiamo portato la società che ha creato un anno e mezzo di guai in conciliazione per prendere almeno una parte dei soldi spesi i vuoto per un servizio non effettuato».
Nella trappola del Wi-Fi iper veloce è caduto anche un residente della fascia appenninica tra Gualdo Tadino e Fossato di Vico che aveva scelto, proprio per la particolare zona in cui vive, l’antennina da mettere sul tetto per catturare il segnala e nel migliore dei modi. «Tutto bene- racconta Petruzzi- per almeno quattro anni. Fino a che l’utente non decide di installare una telecamere di sicurezza. Il collegamento Wi-Fi diventa utilissimo sia oer il controllo dal telefonino sia per il collegamento con una centrale operativa che sia delle forze dell’ordine o di una società di sicurezza. Bene, dopo mille peripezie oer avere il codice identificativo oer fra funzionare la telecamera e vedere le immagini a distanza, il servizio conquistato a fatica dura appena un’ora. Il contatto con il servizio clienti arriva dopo giorno di telefonate lunghe e inutili, la promessa, di arrivare entro 48 ore (come previsto dalle norme una volta attivata la segnalazione) dalla chiamata. I tecnici arrivano con qualche giorno di ritardo e il servizio non riprende più. Fino a quando il nostro associato non inizia a cercare i negozi autorizzati al service da quella società e scopre che in Umbria non ce n’è più alcuno proprio per i disservizi creati. Logico il cambio di gestore. E un altro esposto con richiesta danni. 
L’ultimo caso è quello di un professionista perugino che dopo un tentativo di intrusione fraudolenta si ritrova con la posta elettronica bloccata.

Mesi, raccontano da Federconsumatori, passati in attesa che il gestore possa intervenire per recuperare i dati. «Quel professionista- ricorda Petruzzi- aveva archiviato in quel servizio anche lettere a fatture. Tutto perduto. Non c’è stato verso di riattivare la casella di posta. Unica soluzione la migrazione verso un altro gestore del servizio». Tre situazioni, secondo Federconsumatori, che dimostrano come i rischi di finire nelle trappole della burocrazia legate ai servizi sono sempre dietro l’angolo. E alcune volte, quando il servizio diventa disservizio, l’unico passo da compiere è quello della diffida e del passaggio prima all’autorità garante e poi prendere la strada della conciliazione per dimostrare il danno e recuperare almeno una parte dei soldi buttati.

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