Muore a 58 anni impiegata dell'Esercito
così il Covid uccide al lavoro

Muore a 58 anni impiegata dell'Esercito così il Covid uccide al lavoro
di Luca Benedetti
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Mercoledì 24 Febbraio 2021, 09:25 - Ultimo aggiornamento: 09:35

PERUGIA Aveva 58 anni. Lavorava come civile alla Scuola di Lingue Estere dell’Esercito, un fiore all’occhiello dell’alta formazione in Umbria. Il Covid se l’è portata via in pochi giorni. 
Positiva il 19 gennaio, con i sintomi legati alla febbre, il ricovero il 23, l’ultimo giorno del mese intubata e poi la morte lunedì 8 febbraio. Polmonite bilaterale, la diagnosi che l’ha portata prima a Pneumologia e poi in terapia intensiva. Cinquantotto anni sono pochi per morire, anche con il mostro del Covid. Il lavoro in prima fila, un po’ di smart working legata anche a una particolare esenzione e qualche giornata in presenza a quando c’erano le necessità più impellenti dell’ufficio. Che ha avuto altri casi di contagio in alcune stanze del complesso di Santa Giuliana. 
Una morte per Covid-19 che potrebbe entrare nella lunga statistica di quelle sul lavoro direttamente legate al virus. Ipotesi sul tavolo, le pratiche sono avviate. E quella storia serve aprire il fronte.
Nel corso dello scorso anno l’incidenza delle malattie sul lavoro denunciate all’Inail che significano Covid hanno infilato, in tutta la regione, quota 752 casi. Cioè malattia contratta sul posto di lavoro e riconosciuta dall’Istituto nazionale per gli infortuni sul lavoro che si manifesta con due casi al giorno. Ma dentro i freddi numeri Inail ci sono anche quello delle morti sul lavoro legate al Covid: cinque casi. Quattro in provincia di Perugia e uno in provincia di Terni. Con un peso che balza all’occhio. Se il dato riferito alla denunce di infortunio sul lavoro Covid è dello 0,6% rispetto alle vittime il dato umbro arriva all’1,2% nel computo nazionale.
Sul fronte delle statistiche le donne sono le più colpite dal Covid contratto nei luoghi di lavoro: il 63,6% contro il 36,6% degli uomini. In totale le donne che si sono ammalate di Covid lavorando sono state, lo scorso anno, 477 (339 in provincia di Perugia), gli uomini 275 di cui 74 in provincia di Terni.
Dai numeri delle denunce per malattia sul posto di lavoro legata al Covid, si può fare una fotografia legata all’Umbria rispetto all’andamento del virus. Se durante la prima ondata la curva ha avuto il suo picco a marzo e l’andamento è sovrapponibile al dato nazionale (in percentuale sul dato dell’anno), a novembre il secondo picco è stato peggiore di quello nazionale. Cioè, in percentuale, il numero dei malati Covid sul lavoro è stato più elevato in Umbria che nel resto del Paese.
La classe di età maggiormente colpita dal virus quando si rapporta l’ipotesi dell’infezione al luogo di lavoro è quella che va dai 35 ai 49 anni con un dato superiore a un terzo del totale dei contagi sui luoghi di lavoro.
Rispetto alle categorie (il dato dell’Inail è indicato rispetto ai codici Ateco) i lavoratori della sanità e dell’assistenza sociale sono i pù colpiti dal virus sui luoghi di lavoro è toccano il 62,% dei casi con i tecnici della salute al 37,9% e i medici al 14 per cento.

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