Curva in discesa, ma virus ancora pericoloso
«Il nuovo picco previsto fra tre settimane»

Curva in discesa, ma virus ancora pericoloso «Il nuovo picco previsto fra tre settimane»
di Fabio Nucci
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Sabato 28 Novembre 2020, 08:08 - Ultimo aggiornamento: 10:55

PERUGIA Con le restrizioni attuali, l’inversione di tendenza sui decessi Covid in Umbria si avrà tra almeno tre-quattro settimane. Quello delle vittime è infatti l’indicatore epidemiologico che reagisce più lentamente rispetto all’arretramento del virus: ieri, nonostante un’altra frenata dei nuovi casi, altre 14 vittime e un tasso di letalità, considerando i dati dal primo ottobre, dell’1,5% in linea con la media nazionale. Ancora presto per abbassare la guardia, quindi, nonostante un Rt sceso a 0,75 e tempi di raddoppio negativi. «L’obiettivo è mantenere tale livello del contagio, svuotando gli ospedali per garantire assistenza a tutta la popolazione», ha spiegato il direttore regionale della Salute, Claudio Dario nel punto Covid settimanale. «Le misure di contenimento non possono essere allentate in modo repentino, vanno calibrate in funzione dell’incidenza dei casi sulla popolazione e sull’utilizzo delle strutture sanitarie».
Le curve dei tre indicatori sensibili dell’epidemia confermano tuttavia che la temperatura dell’epidemia si è abbassata e quella degli attualmente positivi ha iniziato a flettere verso il basso: ieri 261 nuovi contagi e 631 guariti che hanno portato i casi attivi di poco sopra 9mila. Un dato che si accompagna alla riduzione dell’indice Rt che sui casi incidenti si attesta a 1,18 mentre la media mobile degli ultimi 14 giorni è scesa a 0,75. «Quando l’indice di riproduzione primaria scende sotto uno - spiega Marco Cristofori, responsabile Sorveglianza e promozione della salute Usl Umbria 2 e parte del Nucleo epidemiologico – significa che l’epidemia si attenua». Quanto ai dati ospedalieri, dal 9 novembre la curva dei ricoveri ordinari si è stabilizzata, mentre quella delle terapie intensive, pur instabile, ha cominciato a dare segnali di stabilizzazione dal 20 novembre. Un dato, quest’ultimo, condizionato dal numero dei decessi. «Al netto dei quali, tuttavia – osserva Cristofori - possiamo confermare un trend decrescente almeno dei ricoveri ordinari la cui flessione avviene di solito con un ritardo di 10-12 giorni rispetto alla riduzione dei contagi». Ritardo simile per le rianimazioni rispetto ai degenti ordinari. «L’ultimo dato che cambia è quello dei decessi anche se – aggiunge Cristofori - considerando la media mobile a tre giorni si nota una piccola riduzione». Segnali incoraggianti anche dal modello predittivo del Nucleo epidemiologico della Regione che, grazie alle misure adottate, stima una riduzione del 35% delle probabilità di infezione. «Si tratta sempre di stime probabilistiche – spiega Cristofori – in base alle quali si prevede un picco di ricoveri ordinari (380) intorno al 28 novembre e intorno al 10 dicembre per le rianimazioni (79)».
A confermare il raffreddamento dell’epidemia, l’andamento giornaliero della media mobile settimanale del rapporto tra positivi e nuovi tamponi ieri scesa a 7,69 dall’8,25% del giorno precedente. Questo nonostante una ripresa del contact-tracing («si testano più persone ma cresce l’incidenza dei negativi») che potrebbe preludere a un cambiamento delle attuali strategie che non prevedono il tampone per i contatti asintomatici dei contagiati. «In questo ultimo periodo abbiamo dato precedenza a criteri clinici piuttosto che epidemiologici», ha spiegato il direttore Dario. «È stata una necessità, ma in futuro le strategie si potranno rivedere anche sulla scorta delle possibilità tecnico-organizzative a disposizione». È anche una questione di incidenza sulla popolazione: se i casi sono pochi il contact-tracing e altri interventi di isolamento sono efficaci, altrimenti si rischia il cash-down. «Se l’incidenza sale sopra i 50-100 casi ogni 100mila abitanti – aggiunge Dario – il livello di “allagamento” è tale per cui il tracciamento dei contatti è talmente difficile e poco efficace per cui l’epidemia esplode. Il nostro obiettivo è poter ridurre questo impatto sulla popolazione portando l’incidenza sotto 50, affinché il sistema possa mantenersi in equilibrio, isolando i focolai. Se riusciremo in questo, svuotando gli ospedali, si potrà pensare a qualche allentamento delle misure restrittive: ma una riapertura appare prematura».
 

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