Curva stabile, ma in alcune città il virus si è risvegliato
Sono 19 i comuni con più di 200 casi ogni 100mila abitanti

Curva stabile, ma in alcune città il virus si è risvegliato Sono 19 i comuni con più di 200 casi ogni 100mila abitanti
di Fabio Nucci
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Domenica 28 Marzo 2021, 08:28

PERUGIA Dopo l’impennata di venerdì, il numero dei contagi giornalieri è tornato sotto 300 ma “a macchia di leopardo” spuntano nuovi focolai con alcune città in zona rischio, da Corciano a Gubbio. Sono 19 i comuni con oltre 200 casi ogni 100mila residenti e per il terzo giorno consecutivo il dato è in risalita in provincia di Perugia, pur restando inferiore a quello di Terni dove l’indicatore appare stabile. Dopo alcuni giorni di lenta discesa, la curva epidemica si è quindi di nuovo appiattita coi casi settimanali risaliti sopra 1.200. In lieve calo anche la curva di ospedalizzazioni e decessi, coi casi letali giornalieri risaliti a 6.
Sono 222 i nuovi positivi scoperti nell’ultima giornata a fonte, però, di un numero inferiore di tamponi e, soprattutto di persone testate. L’incidenza dei contagi sui prelievi processati con test molecolare è passata dal 7,3 al 7,7% ma con una lieve incidenza sulla media mobile, da alcuni giorni stabile intorno al 6,5%. Si contano, invece, circa 400 persone testate in meno rispetto all’ultima giornata e anche l’incidenza dei positivi in questo caso è in rialzo, dal 26,6 al 27,1% con la media mobile che negli ultimi cinque giorni è passata dal 21,7 al 23,4% (in Italia al 18,4%).
Questo indica che il virus circola e si diffonde nonostante le restrizioni e nonostante la riduzione degli attualmente positivi: ieri 279 guariti e 63 casi attivi in meno (5.187 il totale). Il SarsCov2 resta presente in 88 comuni su 92 anche se in 20 città, nell’ultima settimana non sono stati registrati nuovi contagi. Numeri da “zona gialla” ma con altri rischi sempre presenti. «In questa terza ondata si sono avute una morbilità e una letalità maggiori rispetto alle precedenti», ricorda la dottoressa Carla Bietta, del Nucleo epidemiologico regionale. Ieri altri sei i casi letali con la curva in discesa e la media mobile, infatti, che per la prima volta dopo quasi due mesi è scesa sotto sei (5,4). Le vittime segnalate ieri erano residenti ad Assisi, Foligno, Montecastrilli, Montefalco, Perugia e Spoleto.
Intanto, dopo settimane di stasi, il virus comincia a dare segni di risveglio in alcune città e anche ieri nuovi contagi a doppia cifra si sono avuti a Gubbio (21), Assisi, Città di Castello e Norcia (11), Terni (38), Perugia (36). Considerando l’ultima settimana, nel rapporto con la popolazione, pesano i 54 nuovi casi certificati a Corciano il cui indicatore torna sopra 250 per 100mila residenti; dato più alto tra i comuni con più di 10mila abitanti. Curva in risalita anche a Gubbio, Umbertide e San Giustino, mentre Città di Castello e Foligno, per ora, sono sotto la soglia critica dei 200 casi. Resta “fuori misura” il dato di Montecchio, con 18 casi negli ultimi sette giorni tra i 1.600 residenti circa (incidenza sopra 1.120). Ma come osservato dagli esperti, nelle località con meno residenti tale indicatore può salire e scendere con molta rapidità. Nel confronto tra le due province, l’incidenza resta più elevata a Terni (141) rispetto a Perugia (135), ma in quest’ultimo caso si assiste a una risalita dai 114 di due giorni fa.
Continua la lenta discesa delle ospedalizzazioni con i ricoveri ordinari passati da 376 a 372 nell’ultima giornata col tasso di occupazione dei posti letto di area “non critica” al 43%, in progressivo allontanamento dalla zona “rossa”, ma ancora sopra la soglia critica fissata al 40%. In fase di contenimento anche la pressione sulle terapie intensive: dopo il calo di sei unità registrato l’altro ieri, negli ultimi due giorni il dato risulta stabile a 57, con tre ingressi del giorno, 26 nell’ultima settimana, dato più basso dal 25 gennaio. Anche in questo caso, come prefigurato dal monitoraggio della Cabina di regia, la percentuale di occupazione dei posti letto di rianimazione negli ultimi giorni è scesa e ieri figurava pari al 41%, comunque sopra il limite del 30%. L’emergenza non è ancora finita

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