Virus, abbigliamento giù del 40 per cento
ecco come far riprendere i consumi

Studio di design dell'abbigliamento
di Fabio Nucci
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Venerdì 3 Luglio 2020, 09:34

PERUGIA Abbigliamento e ristorazione, viaggi e tutto quanto non è cibo: in un anno, i consumi degli umbri sono scesi di quasi il 40% con l’emergenza Covid che ha insinuato nelle famiglie nuovi tempi e modi di spesa. A fare luce sulla debacle del commercio nella regione nei primi cinque mesi dell’anno, è l’Osservatorio permanente sull’andamento dei consumi elaborato da Confimprese-EY, elaborata senza considerare gli affari online.
La flessione registrata in Umbria è del 38,8 per cento, comunque contenuta rispetto alla spallata che il commercio ha ricevuto a livello nazionale con un -46,3 per cento registrato. Il dato esprime la media dell’andamento dei singoli comparti, abbigliamento/accessori (-48,7% a livello nazionale), altro no food (-39,9%), food & beverage (-45,2%), e risulta il secondo dato più basso dopo la Basilicata (-38,1%), riflettendo quasi il testa a testa che le due regioni hanno vissuto nel superamento dell’emergenza sanitaria legata al coronavirus. Flessione simile anche per le Marche.
Nonostante le parziali riaperture, il mese di maggio esprime un andamento negativo peggiore, coi commercianti umbri che, rispetto al maggio 2019, certificano una flessione del 47%, terzo dato più basso dopo Trentino e Valle d’Aosta. “I dati dei trend per canale di vendita, tutti fortemente negativi – si legge nel report Confimprese - sono coerenti con l’evoluzione delle disposizioni governative e l’atteggiamento dei consumatori, molto prudenti nel riprendere le abitudini pre-lockdown, anche dal punto di vista occupazionale, col 30 per cento dei lavori che al momento predilige ancora lo smart-working”. Insieme al settore alimentare, anche le imprese che hanno attivato canali di vendita online hanno trasformato l’emergenza sanitaria in opportunità. Stando all’Osservatorio, il campione di negozi eCommerce ha registrato un incremento del 110% nei primi cinque mesi dell’anno rispetto al 2019, con un record del +171% osservato nel bimestre aprile maggio. «Dalle prime risultanze post lockdown – spiega Mario Maiocchi, consigliere delegato Confimprese – si evidenziano significativi mutamenti nei modelli di consumo che, in alcuni casi, permangono anche dopo la fine delle limitazioni normative. Mi riferisco in particolare all’accelerata propensione verso i canali digitali, che impone forti riflessioni da parte degli operatori per affrontare con la dovuta attenzione e urgenza la trasformazione digitale e l’omnicanalità». Osservata, inoltre, una rinnovata attenzione allo “shopping di prossimità” e cambiamenti nei tempi della spesa. «Si rileva un’inversione di tendenza a favore dei giorni infrasettimanali rispetto ai fine settimana», aggiunge Maiocchi. «Si tratta di fenomeni in continua evoluzione da osservare attentamente e cui far corrispondere un conseguente adeguamento delle politiche commerciali».
In difficoltà anche il comparto del travel (aeroporti, stazioni) che nei primi 5 mesi dell’anno, a livello nazionale, ha maturato un trend negativo tradotto in un calo del 54%.

Le misure anti-contagio hanno colpito in particolare i centri commerciali che nei primi cinque mesi 2020 hanno visto dimezzare gli affari, mentre nei centri città il calo è stato del 45% circa. “Numeri e tendenze che riflettono i cambiamenti dei modelli di consumo, con lo shopping di prima necessità, possibilmente di vicinato e durante la settimana”.

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