Coronavirus: in Umbria duemila tamponi al giorno per sorvegliare la Fase 2

La prof Antonella Mencacci dirige il laboratorio di microbiologia di Perugia
di Federico Fabrizi
3 Minuti di Lettura
Lunedì 27 Aprile 2020, 09:54 - Ultimo aggiornamento: 11:33

PERUGIA - Accelerare il passo. Salire dai mille, millequattrocento tamponi giornalieri che attualmente i tre laboratori umbri riescono ad analizzare, a quota duemila. È il piano per la Fase 2. La strategia è stata pianificatadal comitato scientifico regionale e condivisa dalla task force. Si ragiona su due parole chiave: diagnosi e sorveglianza.
Durante la Fase 1 è stata l’emergenza sanitaria a scandire il passo: serviva diagnosticare i malati per poterli curare adeguatamente.

Ora che i letti nei reparti di Terapia intensiva sono vuoti - ma restano disponibili per il timore della seconda ondata di contagi - la missione è scovare i positivi asintomatici che potrebberodiffondere nuovamente il virus: è la sorveglianza. Per farla, il laboratorio di Microbiologia dell’Ospedale di Perugia, quello di Biologia molecolare di Terni e l’Istituto zooprofilattico dovranno spingere ancora di più sull’acceleratore. La buona notizia è che i tamponi ci sono.
I reagenti “fatti in casa” dall’Università di Perugia funzionano. Proprio ieri il laboratorio del Santa Maria della Misericordia ha svolto le verifiche del caso su due “forniture” confezionate dall’ateneo ottenendo risultati assolutamente attendibili. Si può fare:«Tutta l’Università sta facendo un lavoro straordinario - spiega la professore Antonella Mencacci, che dirige il laboratorio dell’Azienda ospedaliera di Perugia - il gruppo di supporto guidato dal prof  Gabriele Cruciani si sta dimostrando davvero prezioso, venerdì sera abbiamo ricevuto la fornitura di mille reagenti, funzionano e possiamo dire di essere attrezzati».

TEST RAPIDI
Ma la sorveglianza non si farà soltanto con i tamponi. I test sierologici rapidi saranno la prima linea impiegata nell’opera di sorveglianza della popolazione. I test erano stati impiegati nella prima zona rossa di Pozzo di Gualdo Cattaneo per monitorare il controllo del focolaio, sono stati adottati per il personale sanitario e nei giorni scorsi anche nell’altra zona rossa, a Giove, per circa un migliaio di persone. Ora ne serviranno tanti. Al primo stock di 5mila pezzi acquistato dalla Regione farà seguito presto un maxi acquisto di altri 60mila test. È questo il fabbisogno comunicato nei giorni scorsi dalla direzione regionale Salute alla giunta per il via libera all’acquisto.

Ma chi paga? Il prezzo medio dei test è tra i 10 ed i 20 euro l’uno e Palazzo Donini ragiona sulla possibilità che sia il fondo della Protezione civile nazionale a pagare ilconto.

MASCHERINE
Resta aperta anche la questione delle forniture di mascherine: per la Fase 2 servirebbero 90mila pezzi al giorno - i dispositivi chirurgici - che la Regione vorrebbe distribuire agli anziani e alle fasce più deboli della popolazione a partire dai prossimi giorni.

© RIPRODUZIONE RISERVATA