Perugia, Santopadre ai giocatori: «Lasciate due stipendi o non si riparte. E la Figc...»

Perugia, Santopadre ai giocatori: «Lasciate due stipendi o non si riparte. E la Figc...»
di Antonello Ferroni
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Sabato 18 Aprile 2020, 13:26
PERUGIA - Siamo quasi al punto di non ritorno. Lo rivela Massimiliano Santopadre, in questi giorni in lotta per la sopravvivenza del Perugia e della sua ditta, travolti come tutte le aziende e i club dall’emergenza virus. «Assisto alla querelle tra Malagò e Figc - attacca il presidente - ma sottolineo che solo i virologi possono determinare la ripartenza del calcio. Ebbene, questi ultimi fanno trapelare che è meglio non ripartire. Ma c’è la parte economica e si cerca per forza di trovare una soluzione per evitare contenziosi. Quel protocollo proposto dalla commissione medica della Figc è una forzatura inattuabile, specie in B. Qui si fa di tutto per non fallire e per tutta risposta ci chiedono di spendere 400.000 euro per rispettare un protocollo sanitario. La Figc mettesse sul piatto 8 milioni di euro per i 20 club cadetti, 400.000 euro a testa. E ci fornisca di assicurazioni e polizze vita per la salvaguardia legale in caso di cause di responsabilità civile. Altrimenti attuarlo diventa impossibile».

Poi Santopadre entra nel dettaglio della situazione finanziaria: «In un momento in cui è interrotto il 100 per 100 delle entrate, devi impedire le uscite almeno per il 90. Gli stipendi dei giocatori equivalgono al 90 per 100 del fatturato di un club. In tutte le categorie solo 4-5 club non hanno problemi economici, la maggioranza pensa alla continuità aziendale. In B si perdono 90 milioni l’anno di cui 20 si rifinanziano con entrate da stadi, sponsor, biglietteria, i restanti 70 dai proprietari tramite le loro aziende private. Ad oggi, con le aziende private al palo, mettere 70 milioni nel calcio è follia. Ho pagato gli emolumenti ai dipendenti con le mie sostanze ma non si possono paragonare 1.500 euro al mese e 25.000. Purtroppo i budget sono stati stabiliti prima del covid-19. Quando Tommasi dice che i presidenti ci provano, sbaglia di brutto perché incrina i rapporti, invece è indispensabile trovare una soluzione tutti insieme per assicurare la continuità aziendale».

Ed ecco il messaggio ai grifoni: «Ho dato a Goretti (che funge da mediatore, ndr) la massima disponibilità ai giocatori per visionare i conti in modo che capiscano. Se il campionato dovesse ripartire, il Perugia è pronto a pagare due mensilità sulle ultime quattro. La mia azienda è in ginocchio, io sono ferito grave e i giocatori, ricevendo 10 mensilità su 12, lo sarebbero leggermente. Ho fatto il massimo, so di avere a che fare con ragazzi intelligenti. Non riparto a condizioni differenti».

Santopadre ha anche una soluzione per la ripartenza. «Capisco la difficoltà di chi deve prendere una decisione temendo contenziosi, ma se è difficile per chi deve essere promosso in A o rischia la C, deve essere altrettanto difficile decidere sui club che sarebbero mandati al macello solo per assegnare i titoli, come il Perugia che si trova in mezzo alla classifica e parla senza interessi. Sarebbe più giusto non giocare fino a luglio, poi fare 10 partite in un mese e mezzo, assegnare i titoli, fare una vacanza di 15 giorni e ripartire col nuovo campionato a settembre. Così arriverebbe probabilmente l’ultima rata dei diritti-tv e noi avremmo i soldi per pagare due mesi di stipendi, si eviterebbero i fallimenti e si assegnerebbero i titoli sportivi. I campionati saranno in ogni caso falsati. Cosa accadrebbe se il Perugia senza motivazioni nè spettatori giocasse 10 partite disgraziate e retrocedesse? Gravina non teme contenziosi da chi dovesse subire una cosa del genere…?».
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