PERUGIA Tutti i Nidi e le scuole d’Infanzia dei Comuni Rosso-Covid della provincia di Perugia e i due di Terni (Amelia e San Venanzo) devono restare chiusi come da ordinanza della Regione fino al 21 febbraio. Lo ha deciso il Consiglio di Stato che ha accolto il ricorso della Regione annullando l’effetto della sospensiva del Tar. Da oggi c’è dunque un punto fermo, almeno per tutta la settimana: i molti sindaci che avevano confermato la chiusura (tra cui Perugia e Foligno) sono a posto con l’ordinanza di domenica concertata in sede Anci; i pochi sindaci della fascia appenninica, Gubbio e Gualdo in testa, che avevano immediatamente riaperto da ieri mattina hanno dovuto fare marcia indietro con una nuova ordinanza di chiusura. Nuove ordinanze anche per chi aveva programmato la riapertura per oggi o domani (è il caso tra gli altri di Spoleto e Norcia) dopo la sanificazione.
IL PARERE
Il Consiglio di Stato, che controlla la legittimità e la correttezza degli atti amministrativi in secondo grado di giudizio per le decisioni del Tar, ha accolto il ricorso ritenendo le misure individuate dalla Regione adeguate alle esigenze e nella direzione della «assoluta necessaria precauzione rispetto al contagio e alla necessità di non interrompere il piano vaccinale».
ANCI
La riaffermata validità dell’intera ordinanza (la n°14 dell’8 febbraio) é stata commentata a vario titolo dai protagonisti di questi ultimi giorni: «Il parere del Consiglio di Stato pone fine a qualsiasi discussione, del resto c’era forte aspettativa che la sospensiva del Tar potesse essere riformata», osserva l’avvocato Giuseppe Caforio che in sede Anci ha curato la bozza di ordinanza utilizzata dai comuni per superare la sospensiva del Tar.
SACRIFICIO
Senza attendere il parere del Consiglio di Stato il comune di Perugia aveva deciso per la chiusura e il vice sindaco Gialuca Tuteri ha voluto rimarcare innanzi tutto «il disagio che questa decisione comporta sia dal punto di vista sociale che educativo anche perché siamo stati sempre critici sulle chiusure delle scuole, ma in questo momento ci troviamo nella necessità di dover chiudere per contenere il virus. Lo stato di allerta in cui ci troviamo, sembra poi acclarato che questa variante inglese abbia una maggiore capacità e che abbia coinvolto in maniera incisiva i bambini, ha comportato quello che nel nostro cuore non avremmo proprio desiderato: far chiudere anche le scuole dell'infanzia, ma purtroppo i numeri in aumento non vengono in questo momento mitigati da questa zona rossa aumentata che stiamo vivendo». Tra i sindaci che avevano preso tempo con due giorni di sanificazione per poi riaprire, il sindaco di Città di Castello, Luciano Bacchetta, in mattinata aveva deciso che nella giornata di domani avrebbe emesso un’ordinanza «per reiterare la chiusura degli asili nido e delle scuole dell’infanzia». La decisione – ha aggiunto - è piuttosto sofferta, ma necessaria, visti i dati dai quali si evince che gli indicatori sul contagio sconsigliano a oggi la riapertura delle scuole fino a tutto il fine settimana».
POLEMICA
Non l’ha presa bene invece Filippo Mario Stirati, sindaco di Gubbio che dopo un solo giorno di riapertura ha dovuto chiudere. Detto che «le sentenze si rispettano sempre, e quindi, così come abbiamo dato seguito al pronunciamento del Tar, allo stesso modo diamo seguito al pronunciamento del Consiglio di Stato», ha aggiunto il commento. «Impossibile non soffermarsi sul gran caos di questa situazione, – scrive sul sito del comune - ci siamo dovuti adeguare a provvedimenti quantomeno discutibili, che hanno generato queste evidenti criticità e che hanno scaricato ancora una volta su di noi e sulle famiglie tutto il peso di scelte poco chiare. Domani si torna a chiudere le scuole e con esse i servizi connessi, mense e trasporti su tutti, generando un balletto che davvero non fa onore alle istituzioni e penalizza i destinatari di queste decisioni, ovvero le bambine e i bambini e i servizi socio educativi in genere».
IL COMITATO
Prima del pronunciamento del Consiglio di Stato che ha poi gelato la soddisfazione per il successo ottenuto al Tar il comitato “A scuola” aveva puntato il dito sui dati a supporto delle decisioni sulle scuole chiedendosi «come mai, nonostante il sacrificio chiesto agli studenti, si sia arrivati a questa grave situazione epidemiologica tipicamente umbra». Francesca Leone e Martina Leonardi hanno comunque chiuso la lunga nota, nella quale hanno chiesto quali dati ci fossero dietro le decisioni, così: «Ancora una volta, lanciamo un appello: non ci costringete a ricorrere ancora alla giustizia: lavorate per il bene di tutti, anche degli studenti».
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