Viadotto Montoro chiuso, il sindaco di Narni: «Il rilevamento del traffico me lo faccio a mano»

Il foglio di rilevamento del traffico del Sindaco De Rebotti
di Marcello Guerrieri
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Giovedì 18 Giugno 2020, 19:41 - Ultimo aggiornamento: 19 Giugno, 09:54
NARNI Ha messo via i computer, i rilevatori elettronici, che pure esistono, tirando fuori un blocco notes a quadretti: lì, il sindaco di Narni Francesco De Rebotti si è messo a segnare tutti i camion che passano davanti ai suoi occhi, a Ponte Aia, pronti ad attraversare come bisonti imbufaliti la Conca Ternana: vuole avere la percezione giusta del flusso. «Ne passa uno al minuto – dice sconsolato – a volte pure di più».
Sono camion grandi come appartamenti, dalle sigle mai viste. Per dire l’altro giorno è arrivato un manufatto di cemento armato lungo ventitré metri: s’è preso tutta la carreggiata, quella destra e quella sinistra e per fortuna che non è successo niente. Ma se il pomeriggio scorre senza grandi intoppi intorno alla fine della mattinata, la fila diventa ininterrotta: duecentocinquanta all’ora a transitare, con il ponticello costruito negli anni, quaranta, che lancia scricchiolii importanti. C’è chi dice che lo deve fare. Chissà! L’altro ieri dai tre Ponti la fila era lunga quattro chilometri.
De Rebotti è andato a fare coraggio alla pattuglia mista, Polizia stradale, carabinieri, vigili urbani ed operatori dell’Anas, proprio a Ponte Aia, sedendosi su un banchetto improbabile, davanti ad una società di trasporti che lavora per l’Ast e questo già definisce il traffico: ogni mezzo che passa gli suona, con quei clacson rumorosi, baritonali, da autostrada. Nessuno pensa che siano segni di saluto ma solo proteste per i disagi. E intanto De Rebotti segna sulla tabella che ha disegnato: “Uno locale. Un altro mai visto in zona”. La Polizia fa quello che può: mica li può fermare tutti, si genererebbe un ingorgo inestricabile. Uno ogni tanto viene fatto ritornare, reindirizzato verso Orte, con improperi in tutte le lingue, cogli stranieri che fanno finta di non capire ma che, invece capiscono benissimo.  
“Mi sono accorto di una cosa: che la nostra è zona di grande industrializzazione e anche per questo i camion sono tanti: chi va da una parte chi dall’altra, chi verso la chimica, altri in direzione Ast. In tempi normali prendono i raccordi intorno a Terni e Narni e non ce ne accorgiamo più. Ma quelli che entrano nella Conca pienamente autorizzati, sono infiniti”.  
Francesco De Rebotti è stanco: l’altro ieri è andato a Orte davanti al casello, informando i camionisti che non si poteva passare: si sbracciava, imprecava. Gli autotrenisti sembravano dargli ragione e poi se ne andavano dove volevano. Lui lo sa, la sua è guerra persa in partenza. “Speriamo che facciano presto…”. E intanto segna: “Questo è uno locale….”.  
 
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