Tre varianti del virus presenti a Terni, i sindacati: «L'abbiamo saputo dal giornale, perchè nessuna informazione dalla Regione?»

Tre varianti del virus presenti a Terni, i sindacati: «L'abbiamo saputo dal giornale, perchè nessuna informazione dalla Regione?»
di Aurora Provantini
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 10 Marzo 2021, 10:54 - Ultimo aggiornamento: 22:22

Inglese, brasiliana, spagnola. Il Covid-19 a Terni è presente esclusivamente sotto forma di varianti: ecco il perché della velocità di diffusione e del numero sempre crescente di giovani che si ammalano. «Averle scoperte e dimenticate ha sicuramente consentito al territorio di godersi qualche giorno in più in fascia arancione ma non a mitigare il contagio» polemizzano i sindacati. I dati relativi alle varianti, pubblicati ieri da Il Messaggero ed in possesso delle istituzioni da giorni, non erano stati resi noti. L'inglese risulta essere la variante prevalente (il 70% dei positivi), seguita dalla brasiliana (20%) e dalla spagnola (10%). Anche se non si esclude che nel frattempo possano essere arrivate nella capitale dell'acciaio altre mutazioni del virus. Il presidente dell'Ordine dei medici della provincia di Terni, Giuseppe Donzelli, aveva definito quei dati superati. Riferiti a campioni inviati più di un mese fa all'Iss. «Quindi da ripetere, per fotografare la situazione attuale, ricordando che per processare i tamponi l'Istituto Superiore di Sanità impiega dieci giorni e non quaranta». Giorgio Lucci, Funzione pubblica di Cgil, parla di situazione assurda: «Preoccupa sia la presenza di varianti, sia la modalità di divulgazione delle informazioni, che ancora una volta avviene a mezzo stampa e noi tramite i canali istituzionali». L'indagine serviva infatti a dare una misura della presenza della più recente versione di SarsCov2. Per Gino Venturi, segretario generale della Uil, «è giusto che la cittadinanza sia prontamente informata». «Avendo delle indicazioni di comportamento chiare ed univoche - aggiunge Venturi - si potrà uscire più rapidamente dalla pandemia». Mentre il Governo centrale ragiona su una nuova stretta, a Terni le cose potrebbero cambiare ancor prima. Soprattutto perché la pressione sull'ospedale è massima. La scadenza del 25 febbraio per la consegna di 12 nuovi posti di terapia intensiva, nel piazzale antistante il Pronto soccorso del Santa Maria, non è stata rispettata. Resta da capire se anche la proroga al 13 marzo subirà uno slittamento. Subito dopo la consegna della struttura prefabbricata, ad ogni modo, si dovrà procedere con il collaudo degli impianti e delle apparecchiature elettromedicali e passerà qualche altro giorno. L'urgenza però è adesso che i ricoveri aumentano. Riccardo Marcelli, responsabile Cisl Terni, afferma: «Quello che si è verificato nella Conca è il risultato inevitabile di quanto annunciato dal Comitato tecnico scientifico regionale, che durante il boom di contagi nel perugino dava indicazione alla Regione di procedere con un lockdown totale, soprattutto per scongiurare la diffusione nel ternano. Quel suggerimento, messo per iscritto, non è stato mai recepito e ancora oggi ci chiediamo il perché».

© RIPRODUZIONE RISERVATA