Vaccini, il commissario ci ripensa e decide lo stop a tutte le categorie extra. Ci sono 3212 somministrazioni finite ad “altri”

Vaccini, il commissario ci ripensa e decide lo stop a tutte le categorie extra. Ci sono 3212 somministrazioni finite ad “altri”
di Federico Fabrizi
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Giovedì 25 Marzo 2021, 08:30

PERUGIA - Dopo tanto rumore è arrivato lo stop. Definitivo e decisamente brusco, com’era inevitabile che fosse a questo punto. Le parole del presidente del Consiglio Mario Draghi ieri di buon mattino nell’aula del Senato sono state perentorie: «Per quanto riguarda la copertura vaccinale di coloro che hanno più di 80 anni, persistono purtroppo importanti differenze regionali, che sono molto difficili da accettare. Mentre alcune Regioni seguono le disposizioni del ministero della Salute - ha detto il Premier - altre trascurano i loro anziani in favore di gruppi che vantano priorità probabilmente in base a qualche loro forza contrattuale...».
Forse a qualcuno sono fischiate le orecchie. E così poso dopo, a metà mattina, è arrivata la decisione del commissario all’emergenza Massimo D’Angelo che ha dato mandato di «sospendere, con effetto immediato, la possibilità di prenotare la vaccinazione anti Covid-19, mediante Astrazeneca, per tutte le categorie dei cosiddetti servizi essenziali», avvocati compresi per intendersi. La Regione quindi ha mantenuto aperte le prenotazioni solo per le categorie prioritarie individuate nel piano nazionale: personale scolastico e universitario, addetti delle forze armate e dei servizi penitenziari.
Per la verità un messaggio identico a quello di lanciato ieri mattina da Draghi a Palazzo Madama era stato scandito venerdì dal commissario per l’emergenza, il generale Francesco Figliuolo, nel corso di una call con i rappresentanti delle Regioni insieme al capo della Protezione civile Fabrizio Curcio.
Fatto sta che alla task force di Palazzo Chigi risultano oltre tremila dosi usate Umbria per vaccinare “altri”. Cioè altre persone e altre categorie rispetto a quelle messe nero su bianco nel piano nazionale.
Alla serata di ieri, in Umbria, erano state consegnate 141.235 dosi, di cui 118.064 utilizzate, cioè l’83,6 per cento. Nel report diffuso dal Governo gli ultraottantenni hanno ricevuto 40.515 dosi, gli ospiti delle Rsa 7.251, gli operatori sanitari e sociosanitari 40.560, il personale non sanitario 6618 dosi, gli addetti delle scuole e 16.736 dosi e il personale delle Forze armate 3.172 . Poi 3212 dosi, cioè quasi il 3 per cento di quelle usate, sono finite nella casella “altri”.
Lo stop alla prenotazione per le categorie cosiddette “essenziali” è stato talmente brusco che ieri mattina è andato in scena un blocco nel sistema informatico di prenotazioni, con qualcuno che s’è trovato lo schermo del pc improvvisamente in panne. Un errore? No. Effetto Draghi.
«Prenotazioni aperte per gli avvocati e subito chiuse. Ormai siamo alle gaffe», la critica del gruppo Pd in Regione.
Ma proprio la categoria degli avvocati continua a prendersi il centro della scena. L’inchiesta aperta dalla Usl 1 fa riferimento alla decisione di una dirigente di «aver provveduto, domenica, tramite un contatto personale, a far arrivare per il punto vaccinale di Ponte D’Oddi alcuni avvocati...». Ora, lo stop di ieri mattina ha alimentato polemiche anche all’interno della stessa categoria verso i “fortunati colleghi” che domenica sono riusciti ad acciuffare una dose.
E così ieri il presidente dell’ordine perugino Stefano Tentori Montalto ha voluto ribadire in una nota che «il Consiglio dell’Ordine aveva ricevuto comunicazione dalla Asl solo delle dosi disponibili nei distretti di Città di Castello e Assisi-Bastia, quindi chi si è vaccinato a Ponte d’Oddi lo ha fatto solo per conoscenze personali...». Poi anche il presidente Montalto finisce a sparare sul bersaglio grosso e se la prende con la Regione, responsabile «di una gestione estemporanea - scrive - carente di chiare linee guida, che va stigmatizzata per la completa assenza di precisi criteri di gestione dell’avanzo di dosi AstraZeneca».
Finita qui? Neanche per idea.

Perché ieri il Tribunale per i Diritti del Malato ha preso carta e penna ed ha scritto alla presidente Tesei: «Siamo delusi, avendo rilevato che gli uffici della Regione sono entrati in tilt con decisioni che si sono inseguite nel tempo, quasi nel tentativo di indovinare la scelta giusta dopo aver tentato più di una soluzione. Soluzioni che, nella maggior parte dei casi, hanno provocato polemiche perché chiaramente sbagliate. Mentre in altre regioni si è intrapresa la strada della priorità ai pazienti fragili...le chiediamo chiarezza, tempestività e comunicazione non fuorviante... chiediamo un suo intervento per mettere ordine sia nell’annunciare date certe e piani di lavoro fluidi e tempestivi».

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