Un uomo libero, un Ateneo in crescita: un saluto a Franco Moriconi

Un uomo libero, un Ateneo in crescita: un saluto a Franco Moriconi
di Alessandro Campi
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Venerdì 25 Ottobre 2019, 11:14
Caro Magnifico,

ci siamo. Ancora qualche giorno e tornerai ad essere il prof. Franco Moriconi. Un collega, dopo essere stato il mio superiore gerarchico. Finisce un'avventura durata – per te, per noi – sei anni. Questa mattina i tuoi delegati (tra i quali c'è anche il sottoscritto) t'incontreranno per un saluto di gruppo: immagino sorrisi, strette di mano, foto ricordo e l'immancabile regalo d'addio. Non potrò esserci: sono infatti a Cracovia per un ciclo di lezioni alla Jagellonica e per inaugurare una mostra su Machiavelli. Un modo per tenere alto (spero) il nome del nostro Ateneo. Non potendo abbracciarti di persona, ho chiesto al direttore del 'Messaggero' la cortesia di poterlo fare dalle colonne del giornale. Un saluto privato espresso in pubblico: spero non ti dispiaccia.

Avrei molte cose da dire sul tuo 'sestennio': molti bei ricordi, molte cose fatte insieme, qualche inevitabile dissenso (ti ricordi quella telefonata con la quale mi buttasti dal letto mentre ero placidamente in vacanza?) Ma non è questa la sede per un bilancio ufficiale e dettagliato, che peraltro non mi compete. Nemmeno si può annoiare chi legge con cifre e numeri. E le vicende strettamente personali è bene che restino tali.

Alcune cose vorrei comunque dirle. O meglio, testimoniarle. Innanzitutto, il tuo tratto umano e caratteriale. Abbiamo tutti i nostri difetti. Ma parliamo in questo caso dei pregi. In un ambiente fumantino qual è quello universitario, dove ognuno si crede più bravo e intelligente di chi gli sta vicino e dove spesso si pratica l'arte dello sgambetto, hai ridotto al minimo i contrasti, i rancori e i motivi di polemica, che nel passato erano stati numerosi. In sei anni hai reso la nostra Università un ambiente dove, come si dice, è sempre più piacevole lavorare ed operare: per i docenti, il personale, gli studenti. E ciò grazie ai tuoi modi da vecchio gentiluomo, al tuo essere – uso volutamente un'espressione un po' desueta – una persona perbene. Onesta, disinteressata, disponibile e sinceramente attaccata, anche per memorie famigliari, all'Università dove hai trascorso la tua intera vita da adulto. Le istituzioni funzionano (bene o male)  a misura delle persone che le governano e rappresentano, come conseguenza del loro modo di fare e di essere. Una persona disponibile e virtuosa al vertice, crea disponibilità e virtuosismo alla base.

E' anche per questo che sei riuscito a riallacciare i rapporti, in passato un po' discontinui e sfilacciati, tra l'Ateneo e la città. Sembra un paradosso, vista l'importanza (anche economica) che l'Università riveste per Perugia e il suo territorio, ma tra lo Studium e le istituzionali locali, tra lo Studium e gli stessi cittadini, c'è stata spesso una certa separatezza: una forma di malintesa autonomia. Anche su questo versante, molte cose sono cambiate grazie al tuo impegno.

Così come è indubbia la crescita – sul piano dei numeri, della qualità (scientifica e didattica) e dell'immagine – dell'Università di Perugia da sei anni a questa parte, con il Censis che in questo periodo ci ha sempre messi al primo posto nella sua classifica sugli Atenei italiani. Sono riconoscimenti che lasciano il tempo che trovano, sono classifiche realizzate chissà come – dicono quelli che si credono più smaliziati. Ma il Franco Catalano che è in me mi porta a dire che quando si viene inseriti in una graduatoria  è sempre meglio essere primi che secondi, terzi o magari ultimi. E dunque complimenti (e grazie) anche per questo risultato.

Naturalmente, non ti sto scrivendo un santino zuccheroso. Ci sono tue scelte (soprattutto dell'ultimo anno) che non ho condiviso. Ci sono aspetti del nostro Ateneo che restano problematici e sui quali sarò necessario intervenire. Su molte di tali questioni ci siamo confrontati nel passato, su altre ti dirò un giorno. Ciò non toglie che il tuo rettorato sia stato incisivo, innovativo, equilibrato, nel complesso più che positivo. E come tale (basta solo un po' d'onesta intellettuale) sarà certamente ricordato. Personalmente, sono lieto e onorato d'aver fatto parte della tua squadra come delegato, nella speranza d'aver fatto non bene ma almeno benino. Ti confesso, dopo sei anni, che gli incarichi amministrativi e operativi li ho sempre detestati, considerandoli per un docente una gran perdita di tempo e una distrazione dalle sue attività principali: la ricerca, lo studio, l'insegnamento e la didattica. 

Caro Franco, dal primo novembre si volta pagina (finalmente per te un po' di riposo, ma senza esagerare). Maurizio Oliviero sarà ufficialmente il nostro nuovo Rettore.  Ha perseguito quest'incarico con tenacia, è giovane (e dunque pieno d'energie), ha le sue idee, avrà una sua squadra di fiducia. Farà sicuramente bene, soprattuto se si atterrà, come tu hai sempre fatto, ad una regola semplice: mettere l'interesse dell'Ateneo innanzi a tutto. Un abbraccio affettuoso a te, un augurio sincero a lui. E lunga vita al nostro amato e glorioso Studium.
 
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