L'Università di Perugia istituisce “la consigliera di fiducia”

Il rettore dell'Università di Perugia Maurizio Oliviero
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Mercoledì 29 Settembre 2021, 17:45

PERUGIA - L'Università degli Studi di Perugia ha introdotto la consigliera di fiducia. L'incarico è stato
affidato all'avvocata Monica Raichini. Si tratta di una figura «specializzata, esterna e imparziale, fondamentale per la promozione e la costruzione di un ambiente di lavoro improntato al benessere di tutto il personale d'Ateneo, degli studenti e delle studentesse».
«Il benessere delle persone è al centro assoluto dell'azione dell'Ateneo - evidenzia il rettore Maurizio Oliviero -la comunità accademica - aggiunge - si è impegnata, negli ultimi anni, per migliorare le condizioni di vita e di lavoro, dentro e fuori dalle strutture universitarie. Abbiamo, insieme, posto in essere numerose e importanti iniziative, tra cui il progetto per rendere progressivamente l'Università completamente libera dal fumo di tabacco e l'istituzione dello sportello anti-violenza. L'introduzione della Consigliera di fiducia costituisce un
ulteriore passaggio volto a garantire voce alle persone più deboli, affinché emergano quelle situazioni che impediscono alle persone di vivere e lavorare con la necessaria serenità e soddisfazione. Discriminazioni, molestie, vessazioni, mobbing e comportamenti lesivi della dignità individuale non possono, nel modo più assoluto, trovare posto in questo Ateneo».
A chi si rivolge alla Consigliera di fiducia - sottolinea l'Università in una nota - è garantita la massima riservatezza e uno spazio di ascolto per situazioni di particolare disagio sul lavoro o nei luoghi di studio e ricerca dovuti a comportamenti discriminanti, molestie sessuali, vessazioni psicologiche assimilabili al fenomeno del mobbing. In stretta sinergia con l'amministrazione, la consigliera si occupa in particolare di accertare condotte vessatorie, molestie e discriminazioni denunciate anche attraverso le testimonianze
di altri lavoratori e lavoratrici. Gestisce inoltre, e se possibile risolve, i casi concreti rilevati e identifica i
fattori relazionali e organizzativi all'origine del disagio. Il suo ruolo è quello di proporre all'amministrazione le soluzioni ritenute più opportune per garantire l'immediata cessazione di condotte discriminatorie o lesive della dignità della persona, ma anche di elaborare proposte per prevenire il rischio stress lavoro correlato.
 

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