Spoleto, doppio incarico vietato: condannati per VusCom e Asl2

Il presidente Floreani
di Ilaria Bosi
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Giovedì 8 Settembre 2022, 09:32 - Ultimo aggiornamento: 09:33

SPOLETO Incarichi incompatibili con il ruolo di dipendente pubblico, l’ex membro del Cda Vus ed ex amministratore unico di VusCom, Giorgio Dionisi, dovrà risarcire la finanza pubblica con una somma pari agli importi lordi percepiti nei nove anni di amministrazione. Lo ha deciso la Corte dei Conti (Presidente Piero Carlo Floreani, consigliere Rosalba Di Giulio e consigliere relatore Pasquale Fava), che lo ha condannato insieme all’allora direttore dell’amministrazione personale della Asl 2, Alvaro Fagotti, al pagamento complessivo di 189.401 euro, cui si aggiungono le spese di giudizio (666,20 euro). Dionisi, nello stesso periodo in cui ha svolto il ruolo nelle due società della valle umbra (dal 2009 al 2018) era dipendente amministrativo della Asl Umbria 2 e – lo scrive la Corte - non avrebbe potuto ricoprire il doppio incarico. Ad accendere un faro sulla vicenda, che attualmente viaggia in parallelo su tre fronti giudiziari (penale, contabile e, per Dionisi, anche amministrativo), è stata un’indagine della Guardia di Finanza, che avrebbe preso le mosse da un esposto. Nei guai è finito anche l’allora direttore del personale della Asl 2, Fagotti (andato in pensione 7 anni fa), cui viene contestato di aver apposto il «visto si autorizza» all’istanza presentata all’epoca dal dipendente, che però secondo la Corte non andava proprio presentata, trattandosi di «incarico vietato e non autorizzabile». Nella sentenza, depositata il 7 settembre, la Corte dei Conti imputa il danno solidalmente a Dionisi e Fagotti spiegando che «sono emersi elementi idonei ad asseverare l’esistenza di un dolo e di un’intesa tra i convenuti», ipotesi che è stata sempre respinta con forza dalle difese.

E se la magistratura contabile, in sede di giudizio, ha sollevato diverse contestazioni, la Corte si è limitata a prendere in considerazione unicamente quella della violazione della normativa sugli incarichi consentiti ai pubblici dipendenti, concentrandosi quindi sulle «somme percepite dal dipendente per un incarico vietato, incompatibile con il mantenimento della qualità di pubblico dipendente e, quindi, non autorizzabile». L’incarico svolto in violazione dell’articolo 53, comma 7, del decreto legislativo 165 del 2001, ha dato luogo – si legge nella sentenza – a un compenso lordo pari a complessivi 189.401 euro. Nessun commento, per ora, da parte dei difensori: Dionisi è assistito dagli avvocati Marco Parmegiano Palmieri, Iolanda Piccinini e Serena Mancini, mentre a difendere Fagotti è l’avvocato Alessandro Longo. Sul fronte penale, dove i due imputati sono stati rinviati a giudizio per l’ipotesi di truffa, il dibattimento non è ancora iniziato ed è tra le pieghe della sentenza della Corte dei Conti che si apprende l’avvenuta costituzione di parte civile della Asl Umbria 2, alle cui dipendenze hanno lavorato entrambi.

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