Condannato per pugno mortale, Salvatori torna in carcere: «Prescrizioni violate»

Nel riquadro: Cristian Salvatori, condannato per l'omicidio preterintenzionale di Emanuele Tiberi
di Ilaria Bosi
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Martedì 16 Febbraio 2021, 16:31

Cristian Salvatori, il 36enne di Norcia condannato a 5 anni e 4 mesi per l’omicidio preterintenzionale di Emanuele Tiberi, è tornato in carcere. La Corte d’Appello di Perugia, dopo aver riscontrato «reiterate violazioni delle prescrizioni» a cui era sottoposto (si trovava ai domiciliari a Norcia), ha accolto la richiesta di inasprimento della misura, disponendo il trasferimento in carcere. Emanuele Tiberi, 33 anni mai compiuti, morì il 29 luglio 2018, dopo aver ricevuto un pugno da Salvatori, senza che fosse in atto una lite. I due, insieme ad altri coetanei, stavano trascorrendo la serata davanti a un locale di Norcia, quando si consumò il dramma, sfociato in tragedia nel giro di poche ore. Emanuele, infatti, senza mai riprendere conoscenza morì in ospedale, a Terni, dove la sua famiglia diede anche il via libera alla donazione degli organi. A settembre la Corte d’Appello, di fronte a cui la difesa aveva impugnato la sentenza di primo grado, ha confermato la condanna a 5 anni e 4 mesi. Ma in questo periodo, in attesa che venga fissata l’udienza in Cassazione (dove i difensori hanno impugnato il verdetto d’appello), i carabinieri di Norcia – anche sulla scorta di diverse segnalazioni – avrebbero riscontrato diverse violazioni. E lunedì pomeriggio è arrivata l’ordinanza che ha disposto il ritorno di Salvatori in carcere, a Capanne.

E se a Norcia, nelle ultime ore, si era ipotizzato che tra le violazioni ci fosse anche un atteggiamento ostile e minaccioso, forse addirittura nei confronti delle forze dell’ordine, l’avvocato Francesco Crisi, che difende Salvatori insieme al professor Davide Brunelli, ha chiarito: «Non conosciamo le motivazioni dell’ordinanza della Corte d’Assise d’Appello, ma il provvedimento ci lascia presumere che sia contestata qualche violazione alle prescrizioni. Verificheremo quanto prima di cosa si tratti, poi ci attiveremo per impugnare la decisione». In questi due anni abbondanti, l’indole litigiosa di Salvatori non è emersa soltanto dal racconto di molti conoscenti, ma anche in alcuni atti processuali. Nel dicembre 2019, ad esempio, il gup di Spoleto Paolo Mariotti ha disposto il ritorno in carcere del 36enne, descritto come «attaccabrighe, sempre in cerca del pretesto per discutere». Un provvedimento reso necessario dopo che la Comunità del Riminese dove Salvatori aveva trascorso un periodo ai domiciliari, ha revocato la sua disponibilità a ospitarlo, proprio alla luce di alcuni episodi in cui sarebbe emerso «un comportamento molto incline alla lite e alla sfida delle regole, non soltanto della comunità, ma anche della civile convivenza».

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