Condannato a 30 anni il brigante
Cinicchia, il Robin Hood di Assisi

Condannato a 30 anni il brigante Cinicchia, il Robin Hood di Assisi
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Domenica 15 Dicembre 2013, 17:58 - Ultimo aggiornamento: 22:22
PERUGIA - ​Un ladro o un gentiluomo? Un pluriomicida o un Robin Hood? La storia non l’ha condannato perch fuggito rocambolescamente in Brasile,ma domenica ci ha pensato il Rotaract club Perugia Est a scrivere una sentenza per il brigante Cinicchia.

Condannato a 30 anni per rapina e l'omicidio del fratello Domenico.

Personaggio controverso, nato lavoratore di campi e poi muratore che la crisi, già nella seconda metà del 1800, fece passare al brigantaggio. Imperversò in quegli anni nel territorio di confine tra le Marche e l’Umbria, diventando una figura quasi epica tanto da trasformarsi nel modo di dire «Ne hai fatte tante quante Cinicchia». Un’epopea che domenica è stata ricordata nella quinta edizione del processo storico organizzato dal Rotaract Club Perugia Est. Sul banco degli imputati appunto Cinicchia, al secolo Nazzareno Guglielmi. «Un feroce assassino per alcuni, per altri un ladro gentiluomo - ricorda il club -. Il brigante umbro, nei primi anni dopo l’Unità d’Italia, fu protagonista di rapine e grassazioni fino ad una che gli procurò unbottino colossale. Da allora scomparve nel nulla. Raggiunse, si disse, il Sud America, dove visse una nuova vita». E dopo oltre 150 anni Cinicchia, impersonato da Valerio Mion, è tornato a Perugia per essere processato da giudici e giuria popolare nella Sala dei Notari.

Per questo evento e cotanto imputato, giuristi e avvocati di spessore. A portare avanti le accuse di omicidio, furto e brigantaggio è stato con la consueta professionalità addirittura il procuratore capo della procura della Repubblica di Forlì, Sergio Sottani, già prestato a fare il pubblico ministero per il Rotaract. A difendere il brigante con determinazione e irresistibile simpatia è stato l’avvocato Franco Libori. A giudicarlo, invece, e ad emettere la sentenza che la storia non ha avuto, sono stati Nicla Flavia Restivo e Daniele Cenci, magistrati del tribunale penale di Perugia, e l’avvocato e professore ordinario di diritto penale all’Università degli studi di Perugia David Brunelli. Nel ruolo di notaio, il dottor Luigi Sconocchia Silvestri, che ha avuto il compito di contare i voti del pubblico presente in aula che ha fatto da giuria popolare e che non si è lasciato convincere, dalle seppur puntuali argomentazioni della difesa, dell'innocenza di Cinicchia e lo ha giudicato colpevole, come il collegio.

Un’occasione divertente e interessante per conoscere, attraverso le ricostruzioni e le testimonianze magistrali di tre Rotaractiani, un personaggio su cui non si conosce molto anche se la tradizione orale ha regalato storie da ricordare. Come la vendetta contro il fratello Domenico, ucciso perché divenuto amante delle moglie di cui godeva anche i soldi che Cinicchia mandava dalla latitanza. «Ora vatti a godere i miei soldi all’inferno», gli avrebbe detto pugnalandolo al cuore. Fino alla rapina del 1863 nella pineta di Capranica, a Nocera umbra: un vero e proprio assalto alla diligenza che portava un tesoro (allora) di 150mila lire per pagare gli operai che costruivano la linea ferroviaria Roma - Ancona. Eppure Cinicchia era anche qualcosa di più. Per esempio non voleva che venissero molestati e derubati i poveri contadini, tanto che il patriota fabrianese Oreste Marcoaldi lo ricorda come «un gentiluomo, ruba almeno danaro a chi ne ha, esponendo la infame sua pelle».

Colpi di scena, abilmente e simpaticamente gestiti dalla presidente Restivo, durante l'escussione dei testimoni: Giorgio Minelli, nel ruolo dell'economo che ha assistito alla rapina, Chiara Tibidò, nobildonna risparmiata da Cinicchia, e Gabriele Principato, giornalista della Gazzetta dell'Umbria che ha raccontato le gesta del brigante.

Il ricavato del biglietto di ingresso, come spiegato dal presidente del club Errico Biagioli, è stato destinato (oltre 1500 euro) al restauro dell’opera “Eterno e Angeli”, della scuola del Raffaello, esposta alla Galleria Nazionale dell’Umbria ed al finanziamento di borse di studio dell’Università per Stranieri di Perugia, per la frequenza di corsi di lingua e cultura italiana per stranieri.
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