A Perugia stasera Meyer, batterista
di Elio e le Storie tese: «Jazz e swing, il primo amore»

A Perugia stasera Meyer, batterista di Elio e le Storie tese: «Jazz e swing, il primo amore»
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Mercoledì 23 Aprile 2014, 18:27 - Ultimo aggiornamento: 18:37
Passione, amore folle per il jazz, umilt e voglia di costante crescita sono gli ingredienti segreti di uno dei pi famosi musicisti presenti nel panorama nazionale. Di chi stiamo parlando? Dell’eccellenza del ritmo Christian Meyer, batterista di Elio e le Storie Tese. In concerto stasera al Bad King assieme ad Alfredo Ferrario e a Paolo Alderighi. La serata, organizzata da Antonio Ballarano e Juri Pecci, si prospetta grintosa, energica e originale.



I “Color Swing Trio” daranno vita ad uno spettacolo che farà immergere il pubblico nel puro swing anni ‘30/’40 rievocando l’atmosfera retrò dei famosi Jazz Club di New York. «In casa ascoltavo jazz – racconta Christian Meyer a Floriana Lenti - Mio padre è stato un trombettista, suonava nell’Original Lambro Jazz Band nel dopoguerra e sono cresciuto con la musica di Amstrong, Sinatra, Ella Fitzgerald… La musica brasiliana l’ho approfondita in Germania quando sono andato per ragioni di studio ed ho potuto fare le mie prime esperienze da professionista. Dopo essermi fatto un po’ le ossa ho conosciuto l’ambiente di Elio e le Storie Tese ed ho iniziato a frequentare gli ambienti pop rockeggianti».



Quando sei in viaggio quale musica ti piace ascoltare?

«In automobile ascolto Jarret in trio, questa musica mi riempie. Generalmente mi appassionano i grandi improvvisatori e non sono tanti. Mi piacciono per esempio i Led Zeppelin, ma anche dischi italiani come quelli degli Area, di Lucio Dalla, di Battisti. Adoro tutti i pezzi musicali che coniugano melodia con estemporaneità».



Hai suonato anche con Mina…

«Sì, abbiamo lavorato insieme per Pappa di latte, registravamo direttamente durante le prove, è una grande professionista, un talento vero, non dovevamo rifare il pezzo più di due volte e già tutto era perfetto».



Insegni da anni e lo fai in tutte le città in cui vivi. Cosa ti trasmette questa esperienza?

«Mi piace rimanere in contatto con i più giovani. Insegnando si ricevono informazioni, si capisce qual è il futuro della musica; è un momento bilaterale. Sono già obsoleto, beh, chi suona da cinquant’anni lo è, dare lezioni di batteria mi aiuta a tenermi aggiornato».



Ad ottobre il Bad King ha ospitato un altro batterista di fama nazionale: Ellade Bandini. In quale rapporto siete?

«Un grande amico, mi ha dato e mi dà una via da seguire, sa vivere nel mondo, ha comprensione e passione per quello che lo circonda. E’ riuscito a coinvolgere le nuove generazioni come la mia, diciamo che è il San Francesco del settore ed ha infuso rispetto per gli altri e per la musica. Con lui ed altri grandi maestri come Tullio de Piscopo ogni anno facciamo una cena e stiamo bene insieme. Il mestiere di batterista ci unisce e siamo consapevoli che debba essere trasmesso, non è più come negli anni ’70 che c’era competizione e rivalità. Ogni collaborazione è un arricchimento, l’ho scoperto suonando anche con Santana… La gente forte, i big della musica, sono quelli che pur avendo fatto una grande gavetta comunicano una semplicità disarmante. Si rapportano con gli altri come se fossero i vicini della porta accanto. Suonano, si divertono e l’insegnamento sta proprio a livello umano. Molti si portano il peso di sofferenze e di rinunce per essere arrivati ad un così alto livello ed è per questo che manifestano un rispetto tangibile per il tecnico, per il cameramen e per chi suona con loro. Un musicista, per diventare tale, deve compiere vari passaggi, deve partire dalla sala prove e non deve dimenticare le proprie radici».



Com’è lavorare con Elio?

«Elio ha fatto i suoi studi, è una persona semplicissima, è un anti vip, pur lavorando in tv non è inserito nel meccanismo televisivo. Si ricorda quello che è stato e non ostenta nulla, non offende mai nessuno e se non fosse stato umile e sempre proiettato verso la crescita personale e professionale non sarebbe arrivato ad avere tutto la stima di cui gode nel campo musicale. Ci tengo a specificare che il rispetto del pubblico è una cosa, quello dei colleghi è diverso ed è più difficile da ottenere. Elio è un musicista unico».



Come nasce il progetto Color Swing Trio?

«Mio padre, prima che morisse nel 2007, mi chiese se volevo suonare con un pianista giovanissimo, ero spaventato perché era considerato uno dei più grandi. Quando mi resi conto che si trattava di Paolo Alderighi accettai, prima di allora avevo fatto solo una serata con lui. Il concerto si teneva alla Società Umanitaria, un posto a Milano dove si fa cultura di vario tipo per persone anziane, lì mio padre dava lezioni di jazz. L’idea era fare uno spettacolo musicale con piano e batteria. Parlai con Paolo e decidemmo di chiamare Alfredo. Mentre preparavamo questo spettacolo mio padre venne a mancare e quando lo facemmo fu una commemorazione in suo onore. Ha generato il grande collante di questo gruppo. La presenza di Alfredo fu determinante: il clarinetto produce un suono che fa innamorare. E’ bello andare in giro con loro… facciamo musica allegra, i pezzi durano massimo quattro minuti, non c’è la rottura di ascoltare roba lunga. Proponiamo un mix godibile. I “Color Swing Trio” sono un concentrato di energia, e poi la musica degli anni ‘30/’40 swing deriva dalla musica classica a cui si aggiunge un ritmo specifico, trascinante, tipico della musica africana. Per me è di alta qualità».
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