Perugia, centro sempre più in crisi:
negozio chiude dopo ottantadue anni

Perugia, centro sempre più in crisi: negozio chiude dopo ottantadue anni
di Michele Milletti
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Sabato 18 Gennaio 2014, 21:44 - Ultimo aggiornamento: 19 Gennaio, 17:46
PERUGIA - Dire basta dopo ottantadue anni. Con un groppo in gola grosso cos. Perch in centro non solo lavoriamo, ma ci siamo nati. Via Oberdan, qualche altro giorno e la Casa del Corredo tirer gi la saracinesca.



Non è pausa pranzo, non è ferie, non è rinnovo dei locali: è addio all’acropoli. La speranza sarebbe un arrivederci, «se cambiano le condizioni in cui versa il centro, se si apre qualche spiraglio per una situazione diversa, siamo pronti a tornare». Ma allo stato attuale meglio chiudere «perché è impossibile resistere e continuare a investire» in un’attività nella città vecchia. Meglio la periferia, meglio concentrare le energie nell’altro punto vendita di Ponte San Giovanni «dove i clienti vengono molto più volentieri perché c’è il parcheggio e perché non devono chiudersi in negozio spaventati da qualche rissa fra balordi che escono ubriachi dai bar nei pomeriggi dei fine settimana».



Fine della storia. Iniziata negli anni Trenta del secolo scorso, e vissuta sempre in via Oberdan. La famiglia Bircolotti, giustamente e comprensibilmente come tutti gli imprenditori, segue logiche legate al profitto e al sostentamento delle proprie aziende; ma una vetrina che si spegne in centro è una sconfitta di tutti e per tutti. Un altro pezzo di città che chiude, dopo ottantadue anni di presenza in acropoli, è un’altra ferita inferta alla città vecchia. In questi giorni, alla Casa del Corredo stanno facendo prezzi da «fuori tutto», tipico del periodo dei saldi ma anche di quello che precede la chiusura di un’attività.



«Nessuna polemica o voglia di prendersela con qualcuno - dicono -. La scelta di chiudere l’attività in centro non l’ha imposta nessuno a nessuno di noi. Al tempo stesso però è innegabile come la realtà sia sotto gli occhi di tutti. La realtà di un centro storico in cui si mescolano scelte politiche che da anni penalizzano i commercianti e strategie degli stessi commercianti mai venute alla luce. Le proposte di unire le forze, di presentare un’offerta forte perché coinvolgesse i commercianti, di fare insomma fronte comune, quelle proposte sono rimaste solo e soltanto parole. Allo stato attuale, meglio la periferia».



Una constatazione che se da un lato è sinonimo di una vitalità sicuramente maggiore della città fuori le mura, dall’altro lato appare come un’amara provocazione. Uno stato di fatti che certifica una terribile verità: il perugino, indigeno o di “importazione”, ha sempre meno piacere, interesse e motivi per salire in centro. «Speriamo davvero in un cambio di rotta, per esempio realizzando un mercato coperto che sia composto di attività commerciali “vere” al piano superiore e di un vero e proprio mercato con prodotti genuini, a chilometro zero e dunque a basso costo - concludono i titolari della Casa del Corredo - o attuando una politica che incoraggi le attività commerciali e il ritorno dei residenti con affitti e costi più bassi. Le mura che tra qualche giorno lasceremo sono le nostre, e la speranza è di tornare un giorno ad occuparle riaprendo in centro».
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