Turismo, la stasi dopo il boom estivo. L'Aur:«Approfittare di questa fase per mettere a punto nuove strategie»

Turisti d'estate a Perugia
di Fabio Nucci
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Martedì 8 Febbraio 2022, 07:20

PERUGIA Che l’estate umbra sia stata da record per il turismo è cosa nota, grazie anche alla campagna “Io amo il mare dell’ Umbria” che ha avuto un ritorno in termini di arrivi e presenze. Un approccio che si è tentato di replicare in autunno, ma claim e spot sono stati frenati dalla recrudescenza del virus. Una fase ancora in corso che per il ricercatore Aur, Giuseppe Coco, il settore dovrebbe sfruttare per mettere a punto offerta e strategie per quando l’emergenza sanitaria sarà superata.
Il tema è al centro dell’approfondimento Aur, “Turismo 2021: l’ Umbria tra primati e centralità dell’immagine”, la cui analisi parte dai record collezionati tra luglio e ottobre 2021, periodo nel quale il turismo umbro ha fatto registrare circa 1,59 milioni di arrivi e 3,28 di presenze. Ad agosto si sono generati i flussi più elevati considerando gli otto anni precedenti, con una crescita rispetto al 2019 del 19,4%, seguita dall’11% a settembre, dal 4,2% ad ottobre. «Performance molto positive – spiega Coco – avendo fatto innanzitutto tirare un sospiro di sollievo al settore turistico in un momento di grande difficoltà. Inoltre, hanno spalancato le porte su un nuovo e inatteso orizzonte (potenziale) di crescita turistica per la regione. Un orizzonte dove il “Cuore Verde d’Italia” potrebbe alzare la cosiddetta classica asticella e andare incontro ad un upgrading significativo delle presenze turistiche. Una crescita che, visto il patrimonio culturale, ambientale, enogastronomico a disposizione, potrebbe assumere dimensioni davvero importanti, al punto da poter raggiungere finanche il traguardo ambizioso dei dieci milioni di turisti».
Un obiettivo che, come ricordato in un precedente focus Aur, sarebbe a portata di mano della regione, considerando i suoi elementi di attrattività. A patto di saper veicolare al meglio l’immagine della regione. «È uno degli elementi cardine del prodotto turistico – ricorda Giuseppe Coco – e va gestito in modo efficiente. Al netto degli altri fattori, se un territorio sa rappresentarsi può ambire a conquistare quote aggiuntive (anche considerevoli) di nuovi turisti. E questo è avvenuto anche in Umbria tra luglio e ottobre 2021, sui cui numeri ha inciso l’azzeccata campagna promozionale estiva». “Io amo il mare dell’ Umbria”, questo il claim utilizzato nel messaggio pubblicitario che, secondo il ricercatore Aur, col suo essere “disturbante e divisivo” ha polarizzato l’attenzione dei turisti; rappresentando il territorio come una forma d’arte da vivere; creando un’aspettativa intorno a una promessa, soddisfatta “offrendo un mare alternativo”. «Tale campagna è riuscita a vincere la battaglia dell’attenzione soddisfacendo anche il modello Aida, Attenzione, interesse, desiderio, azione, tanto caro agli esperti di marketing». A novembre 2021 è partita una nuova campagna invernale (“Cosa sarebbe l’uomo senza il suo cuore? Sarebbe l’Italia senza Umbria”) che però ha dovutofare i conti con la ripresa della pandemia. «Il settore turistico è stato rimandato in affanno», osserva Coco che parla di periodo non semplice. «Bisognerebbe però approfittare di questi momenti per cercare di mettere a punto quelle strategie potenzialmente utili a valorizzare al meglio lo scrigno Umbria per quando si tornerà alla normalità».

Ad esempio, integrando la sua offerta turistica. «Questo potrebbe essere il tempo giusto per mettere in piedi progetti in grado di far diventare l’ Umbria uno snodo più importante per l’arte contemporanea – spiega Coco - nel cui processo di nascita ha inciso fortemente la figura di Alberto Burri che ha contribuito a una nuova idea di arte». Un’eredità su cui il settore potrebbe costruire nuovi orizzonti. «L’ Umbria potrebbe trarre più linfa, nella consapevolezza che ci sarebbe bisogno di costruire nuovi ponti culturali tra un passato glorioso e un futuro che per molti aspetti assomiglia a una tela bianca tutta ancora da dipingere».

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