Lavoro, in Umbria più posti fissi rispetto al pre Covid. Nel 2022 l'occupazione tiene (+0,5%) e scendono i disoccupati che hanno perso l'impiego

Lavoro, in Umbria più posti fissi rispetto al pre Covid. Nel 2022 l'occupazione tiene (+0,5%) e scendono i disoccupati che hanno perso l'impiego
di Fabio Nucci
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Venerdì 26 Maggio 2023, 07:35

La crisi Covid ha ridotto il lavoro autonomo maschile in Umbria, mentre rispetto al 2019 l’autoimprenditorialità è diventata un’opportunità per le donne che hanno visto crescere anche la componente contratti a termine. Sono alcuni elementi che si desumono dall’analisi del mercato regionale del lavoro effettuata dalla ricercatrice Aur, Elisabetta Tondini, elaborando i dati Istat sull’occupazione. Nella regione si assiste a un progressivo invecchiamento della popolazione in età lavorativa, ma rispetto al resto del Paese, il Cuore verde brilla per occupabilità dei diplomati. Quanto ai disoccupati, scende la quota di chi è in tale posizione per aver perso il posto di lavoro.
Considerando la fascia in età lavorativa, nel 2022 si è assistito a un calo di forza lavoro tra i 25 e i 49 anni, con 5.900 occupati in meno rispetto all’anno precedente. Mancano all’appello 2.200 uomini nella fascia 25-34 anni e 3.900 donne in quella 35-49. «La recessione del 2020 ha colpito ovunque i 35-49enni ancora lontani dal recuperare i livelli 2019 – spiega Tondini - tuttavia nella regione si aggiunge una contrazione del -7,1% tra i 25-34enni, in controtendenza rispetto a quanto occorso altrove». Un effetto di quello che l’economista Aur definisce “assottigliamento demografico” delle fasce d’età appena citate. Tra il 2019 e il 2022, infatti, sono spariti 6mila lavoratori della classe 25-34, 13.662 di quella 35-49 con un calo percentuale in entrambi i casi più accentuato rispetto al dato nazionale.
Analizzando i profili professionali, rispetto al pre Covid, cresce la componente femminile del lavoro autonomo (+1,30%) e dei contratti a termine (+1,8%) e conforta la consistente avanzata dei contratti a tempo indeterminato maschile: seimila maschi stabilizzati in più rispetto al pre Covid con un +5,9%. L’orizzonte occupazionale regionale si caratterizza, nel 2022, anche per un calo del part time che si porta a 65mila unità: erano 69mila l’anno precedente, 73mila nel 2019. «La diminuzione dei contratti a tempo parziale nell’ultimo anno interessa esclusivamente la componente femminile (-9,2%), dato in controtendenza rispetto alle altre aree - spiega Tondini – e correlato a una generalizzata riduzione del part time involontario». Impiego svolto solo per indisponibilità di uno full time. Nell’ultimo anno, il lavoro dipendente ha comunque tenuto le posizioni (+0,5%) e nel complesso è stato superato il livello del 2019 (+0,8%). «Sono gli uomini a crescere ininterrottamente – evidenzia Tondini – mentre le donne, nell’ultimo anno, sono lievemente diminuite».
L’analisi qualitativa della forza lavoro conferma un mercato del lavoro dominato dalla componente maschile, caratterizzato anche da un livello di istruzione superiore alla media. «La struttura occupazionale umbra per titolo di studio – aggiunge la ricercatrice Aur - nel 2022 conserva la sua struttura tipica: una più alta concentrazione di diplomati, che superano la metà (a fronte di un 46,2% nazionale), un quarto di lavoratori con istruzione terziaria (livello che nelle regioni centrali arriva al 27,5%) e un 23,7% con un titolo di studio che si ferma alla licenza media (il livello più basso rispetto alle altre aree di riferimento)». Il dato sul titolo di studio è trainato dalle lavoratrici, visto che la quota di lauereate dale al 31,6%, in linea col dato italiano, mentre quelle meno istruite sono al 17,6%, livello più basso rispetto alle aree bentchmark. Tra i maschi, i laureati sono meno di un quinto mentre coloro che sono posizionati a un livello di istruzione più basso salgono al 28,5%. «La regione si caratterizza per il più alto tasso di lavoratori sovra istruiti d’Italia, il 33,1%, a fronte del 26,0% nazionale – aggiunge Tondini - che, per le occupate salta al 37,2%, seguite a distanza da quelle del Molise (con il 33,1%, a fronte del 28,1% della media nazionale)».
Un ultimo passaggio, che sarà approfondito in un imminente focus dell’Aur, riguarda la disoccupazione che nel 2022 è cresciuta ma il dato va analizzato. «Come vedremo dai dati – osserva Elisabetta Tondini – i disoccupati che hanno perso un lavoro scendono sono calati al pari delle persone in cerca di prima occupazione.

Sono invece aumentati, soverchiando il calo delle precedenti tipologie, gli ex inattivi: persone che si erano ritirate dal mercato nel quale oggi invece si stanno riaffacciando. Forze di lavoro potenziali che non cercavano attivamente un impiego o non erano disponibili a lavorare nell’immediato».

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