Export, superati i livelli pre Covid, ma un'impresa su due rischia per la doppia crisi. Vendite all'estero: più 13,5% da inizio anno. Per energia e guerra il 13% delle aziende a rischio default per i debiti

Export, superati i livelli pre Covid, ma un'impresa su due rischia per la doppia crisi. Vendite all'estero: più 13,5% da inizio anno. Per energia e guerra il 13% delle aziende a rischio default per i debiti
di Fabio Nucci
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Martedì 4 Ottobre 2022, 07:13 - Ultimo aggiornamento: 07:15

A giudicare dal fatturato, nei primi tre mesi dell’anno l’Umbria dell’export sarebbe avanzata con di oltre il 35%. L’effetto dei rincari, tuttavia, si è fatto sentire già nel primo trimestre tanto che, considerando solo le quantità vendute all’estero, la crescita si ferma al 13,5%. Lo indica un’analisi della Camera di commercio dell’Umbria parlando di trend che difficilmente potrà essere mantenuto per tutto l’anno. La corsa dei listini energetici e le tensioni legate alla guerra, specie su alcune materie prime, sono all’origine di una “doppia crisi” che secondo un rapporto Censis-Confcooperative che rende un’impresa su due vulnerabile.
Per le realtà esportatrici della regione, il 2021 si era chiuso non solo recuperando le posizioni pre Covid ma anche guadagnando terreno rispetto alle performance nazionali. Lo evidenziano i dati resi noti dalla Camera di Commercio dell’Umbria che rispetto al 2019 indicano una crescita dell’8,6%. «Non solo sono stati raggiunti i livelli pre pandemia ma sono stati superati», osserva il presidente Giorgio Mencaroni. «Un dato estremamente importante sia per le piccole e medie imprese della regione, sia per le grandi», aggiunge. «Tutte, infatti, hanno dimostrato una grande vivacità, raccogliendo un'importante attenzione sui mercati internazionali». L’export 2021, inoltre, si è rivelato più robusto in Umbria che nel resto d’Italia, considerando il trend rispetto al 2020, defraudato dall’emergenza sanitaria. La regione ha infatti registrato una crescita del 23,4%, ben 5,1 punti sopra la media nazionale. «L’Umbria si è inoltre mostrata come la regione dell'Italia centrale che in assoluto ha presentato il maggior incremento percentuale delle vendite all'estero», aggiunge il presidente Mencaroni.
Le performance positive sul versante export sono proseguite nel 2022 pur nelle incertezze che hanno stretto anche il sistema economico locale nella morsa rincari energetici-tensioni internazionali. Se si considera il fatturato in termini monetari, senza cioè tenere conto dell’effetto dei rincari, a fine marzo l’export ha registrato un’avanzata del 35,4%. «Depurando il dato delle vendite all'estero dal marcato aumento dei prezzi – spiega Mencaroni – la crescita in termini reali dell’export è stata del 13,5%. Non sappiamo, purtroppo, se di fronte all'evoluzione non positiva dell'economia mondiale a causa di molteplici fattori, il trend positivo possa essere confermato per tutto il 2022». La situazione economica generale nei prossimi giorni sarà oggetto di analisi e riflessioni nella convention mondiale della Camere di commercio italiane all'estero (Ccie) che si terrà a Perugia. «Le attività messe in piedi guardano a migliorare ulteriormente questi dati positivi – aggiunge Mencaroni – non a caso nel convegno fissato lunedì prossimo nell’ambito della convention, abbiamo inserito una tavola rotonda dal titolo “L’Umbria incontra il Mondo: imprese e territorio di fronte alle nuove sfide dei mercati”». Un’altra iniziativa dell’ente camerale umbro per sostenere l’internazionalizzazione è lo sportello del consorzio Promos Italia.
Lo slancio dimostrato a inizio anno dalle imprese umbre più orientate verso i mercati esteri potrebbe uscire mortificato da quella che il Censis chiama “doppia crisi” che rischia di mettere in ginocchio migliaia di imprese anche in Umbria con altrettanti posti di lavoro a rischio e famiglie in rosso. Lo evidenzia il focus realizzato con Confcooperative, “Un paese da ricucire” che disegna un “quadro emergenziale” nel quale spicca la povertà delle famiglie e difficoltà crescenti per le imprese. Le stime riportate indicano che il 10,7% delle famiglie vivono in condizioni di povertà assoluta e relativa, per l’Umbria circa 45mila nuclei, incluso chi è solo (128mila persone in tutto, 72mila dei quali over 60 secondo l’Istat), i monogenitori (36mila casi in tutta la regione). Quanto alle imprese, il Focus indica un impatto più serio per il Centro Italia dove il 19,3% delle realtà è a rischio default a causa dei debiti accumulati, il 36,3% è invece descritto come “vulnerabile”.

Con tutte le conseguenze immaginabili su lavoro e reddito delle famiglie. «Il disagio sociale supera i confini della povertà conquistando nuovi spazi e facendo nuove vittime tra chi finora pensava di esserne al riparo», si osserva da Confcooperative.

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