È un soldato, un paracadutista di quelli tosti, impegnato nei più difficili teatri di guerra del mondo. E da qualche mese è anche Medaglia d’Argento al valore dell’esercito. Un’onorificenza guadagnata sul campo, in una terra lontana, l’Afghanistan, tra deserti di polvere e macchie di sangue stampate sulla tuta mimetica.
Di sangue, il caporale Barzacca, ne ha visto tanto. Sotto i suoi occhi è morto un commilitone, mentre un altro proprio al suo coraggio deve molto probabilmente la vita. A raccontare l’impresa eroica del militare spoletino, appartenente al 183° Reggimento Paracadutisti Nembo di Pistoia (un reparto dell’esercito inquadrato nella Brigata Folgore) è un decreto del Capo dello Stato. Quello con cui il presidente Giorgio Napolitano, nel febbraio scorso, ha accolto la proposta del Ministro della Difesa e ha insignito il valoroso paracadutista della Medaglia d’Argento. Nello scenario infernale di Khame Moullawi, Valle del Morghab, il caporal maggiore Barzacca ha onorato la sua divisa.
Così il presidente della Repubblica motiva l’onorificenza, proposta direttamente dal ministro della Difesa: «Paracadutista impegnato nell’ambito della missione “Isaf XVI” in Afghanistan, esponeva la propria vita a manifesto rischio trasportando un commilitone gravemente ferito attraverso un’ampia area priva di copertura e sotto intenso fuoco avversario. Successivamente, rientrato nel proprio dispositivo, manteneva il settore per oltre due ore malgrado un violento attacco portato con armi automatiche e razzi, incitando i commilitoni fino alla conclusione favorevole del combattimento. Splendida figura di militare che, con il suo comportamento, ha confermato il valore del soldato italiano in un difficile contesto operativo, contribuendo significativamente al successo dell’operazione».
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