Elencando, viene in mente che sono tutti sindaci dicentrodestra, qualcuno (Umbertide) pure leghista, che hanno sfidato i voti di quanti sono stati fascinati dalle sboronate della recente campagna elettorale con cui sono stati eletti. Sarebbe ingeneroso sostenere che i sindaci di centrosinistra non abbiano lasciato gli stessi segni, ma è irrimediabilmente vero che hanno perso per un eccesso di autocompiacimento e per non avere più ascoltato quanto chiedeva la gente tutta, non solo coloro che comunque li avrebbero votati. La novità è che ora il front-office dell’amministrazione pubblica è incarnato sempre più nei sindaci e sempre meno nei grandi enti come la Regione e le Province, percepite ormai come navicelle spaziali solo in orbita attorno alle istanze delle persone. E non più al loro interno. Per questo motivo regge solo Foligno con un sindaco dicentrosinistra, Mismetti, svicolato dalle logiche (e regia) regionali del suo partito e pure dal suo stesso ruolo di presidente della Provincia: lui a Foligno l’ordinanza antiaccattonaggio l’ha inasprita ritenendo quello della sicurezza, al di là delle ideologie, ilproblema più grave per i suoi cittadini. Chi da sinistra si candida ora sfidare (o prenderne il posto) dei sindaci in carica e annuncia da mesi più critiche che proposte forse dovrebbe tenere conto di un assunto elementare: la differenza (non solo in Umbria) tra centrosinistra e centrodestra si declina ormai tra il fare e l’avere pensato di avere fatto. Fino a sconfinare, com’è accaduto una legislatura fa a Perugia, nell’averlo solo pensato.
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