Mamma muore a 40 anni, niente Tfr ai figli: per i lavoratori della ex Novelli c'è anche la beffa delle tredicesime

Mamma muore a 40 anni, niente Tfr ai figli: per i lavoratori della ex Novelli c'è anche la beffa delle tredicesime
di Ilaria Bosi
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Giovedì 17 Dicembre 2020, 12:56

L’ultimo schiaffo a Valentina, per anni in prima linea nelle battaglie sindacali della ex Novelli, è arrivato meno di tre mesi dopo la sua prematura scomparsa. Le curatele aziendali, infatti, non hanno corrisposto agli eredi il trattamento di fine rapporto e ora quell’importo, finito nel calderone del concordato preventivo, non potrà essere pagato. I colleghi della donna (la mamma, poco più che quarantenne, lavorava nel sito di Spoleto) non hanno dubbi: «Il Tfr non è stato corrisposto volutamente, una manovra inaccettabile. Ci si aspettava un minimo di umanità da parte della proprietà».

Sul filo della beffa viaggia anche l’immediato futuro degli altri lavatori della ex Novelli, che tra le sorprese più amare troveranno sotto l’albero una piccolissima fetta di Tredicesima. È quanto emerso dopo il confronto che le rappresentanze sindacali, ieri ricevute in Regione dall’assessore Michele Fioroni, hanno avuto con i consulenti delle curatele di Fattorie Novelli e Alimentitaliani. La situazione è pesante e ai rappresentanti dei lavoratori sono subito state prospettate tre tegole: «La prima – riferiscono i delegati di Rsa, Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil – è che le tredicesime dei dipendenti saranno pagate nel massimo di un 1/12. Poi, ancora, che non si procederà ad effettuare le rimonte (vale a dire la sostituzione delle ovaiole, necessaria per la continuità produttiva dell’impresa). Infine, che i contratti a tempo determinato saranno rinnovati senza una garanzia minima di giornate». Questioni che la dicono lunga sull’effettiva intenzione della continuità aziendale, come evidenziano i sindacati: «L’azienda avrebbe potuto pagare le tredicesime – osservano – prima dell’ingresso nel concordato, avvenuto negli ultimissimi giorni. Prendiamo atto dell’ennesimo sfregio ai dipendenti, unici a pagare la forte situazione di dissesto aziendale».

Preoccupazione anche per la mancata sostituzione delle galline da uova: «Benché l’investimento delle rimonte sia considerevole – evidenziano – esso è imprescindibile per poter continuare l’attività dell’impresa. Proprio la continuità aziendale è l’obiettivo che consulenti e curatele hanno sempre affermato di portare avanti. Date le ultime decisioni prese, non siamo più sicuri che questa sia la reale intenzione di chi amministra le sorti di questa azienda». Drammatica anche la questione dei rinnovi contrattuali: «Si evidenzia che tutti gli avventizi hanno prestato servizio per un numero di giornate altamente superiore a 100. Dunque, questo rinnovo costituisce un’ulteriore mossa scellerata ed incomprensibile». Se i lavoratori ripongono grandi speranze nel percorso intrapreso con la Regione, sono tante le domande che restano in sospeso: «Come viene tutelata l’occupazione se non è garantito nemmeno un numero di giornate minimo? I tfr degli stagionali saranno corrisposti?». Dubbi anche sull’utilizzo della cassa integrazione covid19 nel sito di Spoleto, per cui ci si aspettano percorsi più trasparenti. L’assessore Fioroni – riferiscono i sindacati – ha assicurato che tutte le questioni rappresentate al suo tavolo saranno sottoposte all’attenzione del Mise, dove si intende riportare la vertenza. Tra le necessità, l’amministratore regionale ha quindi indicato quella di «vagliare tutti gli strumenti disponibili per salvaguardare un’azienda centrale per il territorio». I delegati sindacali hanno infine stigmatizzato la mancata predisposizione di «un piano di riparto per i creditori privilegiati (i lavoratori), che tuttavia continuano con responsabilità a prestare servizio».

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