Censimento, l'Umbria perde residenti: al calo delle nascite si aggiunge quello degli immigrati

Censimento, l'Umbria perde residenti: al calo delle nascite si aggiunge quello degli immigrati
di Fabio Nucci
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Giovedì 18 Febbraio 2021, 18:08

PERUGIA - Una regione che perde pezzi di popolazione, poco attrattiva anche per gli immigrati il cui calo, combinato con quello delle nascite, ha determinato una riduzione di 3.579 abitanti in un anno, oltre 14mila rispetto al 2011. È solo uno dei tanti spaccati che emergono dal Censimento permanente Istat 2019 nel quale Corciano si evidenzia come comune più giovane e più dinamico a livello demografico. Con l’età media, salgono anche livello di istruzione e squilibri di genere, mentre si conferma la fuga dalla fascia appenninica dove è anche più elevato il tasso di disoccupazione.
Considerando il dato 2011, i residenti scendono in misura maggiore in provincia di Terni (-2,7 per mille in media annua) mentre il comune più popoloso si conferma Perugia (165mila abitanti) e il più piccolo Poggiodomo (94). Rispetto al 1951, i comuni che hanno perso più popolazione sono collocati lungo la fascia appenninica e nell’Orvietano: 13mila contro 32mila. Quanto al genere, il rapporto di mascolinità è 93 a 100 ma ci sono 16 comuni, sotto i 10mila abitanti, dove l’indice è sbilanciato verso la componente maschile: tra questi, 4 comuni della Valnerina con ridotta dimensione demografica. La struttura appare invece lievemente più equilibrata con la quota di donne passata dal 52 (2011) al 51,7% (2019). Quanto alla struttura delle età, la piramide somiglia ormai a un poliedro dalla base sempre più esigua. Si riduce, infatti, il peso relativo degli under 45, in particolare dei bambini sotto i 10 anni, fascia che passa dall’8,8 al 7,7%. All’opposto, cresce la quota degli adulti tra 50 e 59 anni, i bimbi del cosiddetto baby boom, e degli over 80. Corciano è il comune dove la popolazione è cresciuta di più rispetto al 2011 (+5,1%) e dove l’età media è più bassa: 43,6 anni (45,2 il dato regionale).
Tra gli altri settori osservati, il livello dell’istruzione che tra il 2011 e il 2019 è migliorato, in linea col trend nazionale, e oggi la quota di chi non ha titolo di studio o ha la licenza media è pari al 45,9% (otto anni fa, il 53,2%). Quanto alla condizione professionale, la forza lavoro in otto anni è cresciuta di 9mila unità, incremento legato alla crescita delle persone in cerca di occupazione (+27%). Sopra la media nazionale anche il tasso di attività che si attesta al 52,9%. Si riduce la differenza di genere col tasso di occupazione in salita solo per la componente femminile (+1,1%) mentre la disoccupazione è più accentuata tra gli uomini. Lo squilibrio di genere rimane col tasso di occupazione femminile al 40,1%, oltre 14 punti sotto quello maschile. La concentrazione maggiore di occupati si riscontra nelle aree produttive dell’alta e media valle del Tevere e del Perugino, mentre i tassi di disoccupazione più alti si rilevano a Fossato di Vico, Valtopina e nel ternano.
Il censimento analizza le caratteristiche della popolazione anche secondo la classificazione della Strategia delle aree interne dalla quale risulta che 3 umbri su 4 vivono in comuni classificati come Centri e, sulla carta, possono raggiungere i servizi essenziali (scuola, ospedale e stazioni ferroviarie platinum, gold o silver) in meno di 20 minuti.

Sono invece 57 i comuni ubicati oltre tale limite e in questi si è avuta una contrazione demografica del 4,8 per mille.

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