Spoleto, Boccardo striglia i politici locali: «Ora fate tutti un passo indietro»

Spoleto, Boccardo striglia i politici locali: «Ora fate tutti un passo indietro»
di Ilaria Bosi
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Domenica 27 Dicembre 2020, 22:54

SPOLETO - Lavorare tutti insieme per la «concordia sociale», considerando le vere urgenze e priorità della città, mettendo da parte interessi personali e di partito. Potrebbe essere sintetizzato così il messaggio che l’arcivescovo Renato Boccardo, sollecitato sulla crisi politica cittadina, ha rivolto a tutte le forze locali.

L’APPELLO

Un appello garbato ma deciso: «Invito, con molto rispetto, tutte le parti politiche – ha detto il presule - a considerare le vere urgenze, avendo bene in mente che per trovare una convergenza ognuno deve rinunciare a qualcosa di suo: fa parte del dialogo, della ricerca del bene. Voler imporre la propria visione o punto di vista è distruttivo e diventa mortifero, perché immette dei germi di morte nel tessuto sociale. Se non si mette da parte qualcosa di nostro per convergere verso il bene di tutti, ci si blocca reciprocamente e non si procede».

CONCORDIA SOCIALE

L’arcivescovo ha quindi parlato di «concordia sociale» come della necessità più urgente per la città, insieme alla ricerca e alla realizzazione di progetti che siano il bene di tutti e non di un gruppo o di una parte. Con particolare attenzione a chi porta in prima persona il peso della situazione. Ricordiamo, nella nostra città, le fabbriche chiuse, la gente in cassa integrazione, chi è rimasto senza lavoro e deve pagare il mutuo e via dicendo. Queste sono le urgenze».

SOS POVERI

Ne è dimostrazione – evidenzia il presule - l’incremento di spoletini costretti a chiedere un aiuto alla Caritas: «Sì, le richieste sono aumentate in questi ultimi tempi. E riguardano persone del posto, spoletini. Una situazione preoccupante, che tuttavia suscita anche una grande rete di solidarietà, come dimostrano le tante sorprese e donazioni che arrivano alla Caritas per venire incontro a chi è nel bisogno.

Questo aspetto buono deve aiutarci a lasciare da parte quello che non promuove il bene di tutti».

LITIGIOSITÀ

La città, a suo avviso, come sta vivendo questo particolare momento, segnato a livello locale da una certa litigiosità? «Quando si vedono tutte queste scaramucce, cresce il sentimento di sfiducia e di delusione. L’impressione è che ognuno voglia avere il sopravvento sull’altro: così non si arriva da nessuna parte. Faccio appello a tutti a mettere da parte gli interessi personali, di gruppo e di partito: siamo in una situazione di emergenza e in questa emergenza conta solo il bene di tutti e non di una parte. Il possibile commissariamento? Non sta a me valutare o giudicare se è necessario o no, ma penso che come vescovo sia mio dovere provare a stimolare, a provocare, la coscienza di tutti, dei credenti, ma anche di tutti gli uomini e le donne di buona volontà. C’è bisogno e nostalgia di armonia, condivisione, collaborazione: quando questo viene meno, tutto il tessuto sociale ne è avvelenato».

LE CELEBRAZIONI

Di coronavirus e pandemia, anche attraverso metafore profonde e incisive, l’arcivescovo ha parlato anche durante le celebrazioni presiedute in Duomo. Quella della Notte del 24 (celebrata in realtà alle 18) è stata la prima Messa celebrata dall’altare maggiore del Duomo dopo la positività al Coronavirus e il conseguente ricovero in ospedale. «Rischiamo un Coronavirus dell’anima – ha detto il presidente dei vescovi umbri - che ci toglie a tratti i sapori e gli odori del vivere. Ricerchiamo allora nel nostro cuore quello che conta realmente, ciò che è davvero indispensabile, quei sentimenti e quei gesti che ci rendono uniti a coloro che amiamo». In cattedrale, al canto della Gloria, l’arcivescovo ha scoperto il Bambinello, lo ha baciato e incensato.

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