Umbertide, da macelleria islamica a centro per la spesa solidale

La macelleria islamica di Umbertide
di Walter Rondoni
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Domenica 19 Aprile 2020, 09:40 - Ultimo aggiornamento: 09:56
UMBERTIDE - «Il mio obiettivo è cercare di aiutare, per quanto possibile, chi soffre in questo difficilissimo momento, nella speranza di coinvolgere persone disposte a sostenere e dare continuità ad un piccolo progetto». El Alami El Falaqi ha allestito un banco solidale nella sua macelleria islamica Abu Firas, in via Morandi, due passi dagli impianti sportivi e da Parco Ranieri. Intorno i condomini del quartiere di più recente urbanizzazione, a Umbertide. Pasta, latte, olio, zucchero, pollo ed altri alimenti di prima necessità per sostenere in qualche modo chi è messo a più dura prova dall’emergenza coronavirus. Italiani e stranieri, musulmani e cristiani. Nessuna limitazione, porta aperta a chiunque si trovi in una condizione di precarietà. «Mi sono accorto dell’esistenza di persone che non possono pagare, di persone prive di residenza e permesso di soggiorno, cui è negato ogni tipo di assistenza», riflette El Falaqi. Fantasmi esclusi da qualunque statistica. Di qui la decisione di compiere il primo passo, seguito dal tentativo di allargare il “giro”, chiedendo una mano agli amici «per raccogliere soldi con i quali acquistare altra merce, magari ampliando la scelta, ed allungare al massimo la distribuzione». Un modo per sentirsi parte attiva di in una città, Umbertide, dove l’integrazione ha cementato una convivenza non problematica. Per adesso di tanta generosa disponibilità hanno usufruito soltanto immigrati, punta dell’iceberg di una comunità messa alle corde dalle restrizioni per combattere la pandemia. Oltre alle conseguenze sociali ed economiche di un lavoro interrotto, con quanto ne consegue in termini di stipendio, per molti non è semplice gestire la quotidianità familiare con i figli piccoli in spazi spesso limitati. Non considerando l’impossibilità di ricongiungersi ai parenti bloccati in Francia, in Spagna o nei Paesi d’origine, il Marocco o piuttosto che l’Algeria, la cui situazione è motivo di incertezza ed apprensione. Eppoi c’è l’aspetto religioso. Le misure relative al distanziamento sociale, pur accettate e condivise, vietano gli assembramenti e, di conseguenza, la frequenza dei luoghi di culto. Come del resto avviene per le chiese cristiane. Sospeso il sermone del venerdì in moschea, sospesa anche celebrazione del Ramadan, il mese in cui i fedeli il digiuno dall’alba al tramonto, commemorando la prima rivelazione del Corano a Maometto. Questa ricorrenza, importantissima per i musulmani, nella circostanza la vivranno in casa, seguendo le preghiere attraverso i mezzi di comunicazione.
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