L'ultimo concerto di Elio e Le Storie
Tese. A Perugia tutti i loro successi

L'ultimo concerto di Elio e Le Storie Tese. A Perugia tutti i loro successi
di Michele Bellucci
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Giovedì 14 Dicembre 2017, 17:51 - Ultimo aggiornamento: 19:12
La serata di mercoledì 13 dicembre all'Afterlife Club di Balanzano resterà negli annali. A salutare l'ultima data di un tour degli Elio e Le Storie Tese, che chiuderanno definitivamente la loro carriera con il concerto del 19 dicembre al Mediolanum forum di Milano, erano davvero in tanti. "Troppi" ha polemizzato qualcuno sulla pagina Facebook del locale, ma se i commenti negativi di chi è rimasto lontano dal palco sono meno di una decina, quelli entusiastici di chi ha goduto dell'evento rappresentano il dato più importante. "Ci teniamo a salutare il nostro pubblico lasciando un bel ricordo, di persone ancora giovani e scattanti" avevano dichiarato gli Elio e le Storie Tese dopo l'annuncio dello scioglimento e la data di Perugia è stata profondamente coerente con tale intenzione.

Il concerto è iniziato con un risibile ritardo e fin dalle prime note è stato chiaro cosa la band era pronta a regalare. Una cavalcata di circa due ore che ha soddisfatto quanti si aspettavano di salutare l'irriverente gruppo milanese, sulle scene dal 1980, cantando con loro alcune delle pietre miliari della loro discografia. Salgono tutti insieme Elio (all'anagrafe Stefano Belisari), Faso (Nicola Fasani), Cesareo (Davide Luca Civaschi), Christian Meyer, Jantoman (Antonello Aguzzi), Carmelo (Vittorio Cosma) e Paola Folli. L'assenza del tastierista Sergio Conforti, alias Rocco Tanica, era già nota e il pubblico gli ha tributato un applauso alla prima occasione. A rompere il ghiaccio Servi della gleba, immancabile inno dedicato agli "uomini zerbino" chiuso da un siparietto dell'ispirato Faso. Dal 1996 Burattino senza fichi e poi di nuovo indietro nel tempo per La vendetta del fantasma Formaggino: un boato del pubblico accoglie Luca Mangoni che esce sul palco con il primo dei suoi travestimenti. Si prosegue con un altro tris di classici: Cateto, La follia della donna ed Essere donna oggi. L'intero Afterlife canta ogni singola parola ed Elio dal palco ringrazia più volte il pubblico di Perugia, prima, e di via della gomma, poi; le battute sull'indirizzo del Club perugino proseguiranno per quasi tutta la serata.

A metà concerto la band si dichiara intenzionata a far ballare tutti quanti, così parte un medley in chiave "dance" che regala in sequenza mixata Pipppero, La visione, Vacanza alternativa, Urna, Discomusic e Born To Be Abramo. Qui diventa chiaro lo scopo del palo da lap-dance montato sul palco, con Mangoni che si concede ad un ballo senza inibizioni. Il tempo per riprendersi non c'è perché "tratto da una storia vera avvenuta a Gubbio", gioca Elio, si parte con Il vitello dai piedi di balsa. Per cantare Luigi il pugilista, brano senz'altro presente con meno frequenza nei live della band, il frontman degli EelST preferisce leggere il testo da un foglio. Poi scendono tutti tranne il batterista di origini svizzere Christian Meyer che si concede al pubblico nei panni di DJ Mendrisio, chiamando Luca Mengoni sul palco per una sfida di canto scat a dir poco surreale.

Ci si avvia verso la fine ed arriva la dedica al capoluogo lombardo con Parco Sempione, prima di tornare con la memoria a Sanremo 2013 grazie a La canzone mononota, poi una chiusura ritmata e partecipata con La terra dei cachi, brano che nel 1996 li portò sul secondo gradino del podio al Festival di Sanremo. Il gruppo scende dal palco sicuro di venir richiamato dal pubblico (che lo fa con un lungo "Forza Panino") e concedendo infine due apprezzati bis. Il primo è Piattaforma, brano ispirato a Je t'aime... moi non plus dall'album di esordio della band Elio Samaga Hukapan Kariyana Turu. Quindi non poteva mancare in scaletta Tapparella, vero inno generazionale, terminata come sempre seguita dal solito All'alba vincerò.

Un concerto certamente ben strutturato e suonato in modo impeccabile, come del resto gli EelST hanno da sempre abituato il loro pubblico. Forse è mancato un pizzico di complicità in più tra i musicisti sul palco, ma alla vigilia dello scioglimento appare comprensibile. Tra i commenti del pubblico mentre defluiva dal locale il sapore agrodolce di aver assistito ad un evento irripetibile.
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