Perugia, fatture false per la 'ndrangheta: incastrato da una sim telefonica

Carabinieri in azione (FOTO D'ARCHIVIO)
di Michele Milletti
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Lunedì 12 Settembre 2022, 07:30

PERUGIA - “Sarino”, lui che di nome di battesimo fa Rosario. Un diminutivo che tradisce vicinanza e confidenza. Un amico, una persona fidata. Difficilmente uno sconosciuto. “Sarino” è registrato così in rubrica dal capo della presunta organizzazione che avrebbe prodotto fatture false per riciclare i soldi della ‘ndrangheta, e per gli inquirenti è il riferimento perugino del giro milionario. Incastrato anche da una sim card ritrovata dai carabinieri.

«Nessun dubbio sulla sua identificazione - è scritto nell’ordinanza di applicazione di misure cautelari firmata qualche giorno fa dal giudice del tribunale di Brescia - dal momento che egli ha accettato di assumere la veste di legale rappresentante della società “cartiera” Edilitaly. Lo Scumaci è utilizzatore della scheda...memorizzata nella rubrica telefonica di Tarasi Martino alla voce “Sarino” rinvenuta in suo possesso e sottoposta a sequestro il 10 febbraio 2021 dai carabinieri di Ponte San Giovanni».

Il contatto perugino, dunque. Un contatto per dare vita a una serie di fatture false, perché anche a Perugia di clienti ne avrebbero trovati. «Sai quanti clienti? Una marea. Loro ti facevano il bonifico, io suoi stessi io glieli davo». La frase intercettata è di Martino Tarasi, che per la Direzione distrettuale di Brescia e i finanzieri di Bergamo è di fatto il capo dell’organizzazione che produceva senza soluzione di continuità fatture false per riciclare i soldi sporchi della ‘ndrangheta e in particolare di personaggi considerati legati alla famiglia Arena di Isola di Capo Rizzuto.

Uno schema, quello tratteggiato da investigatori e inquirenti, che di fatto presupponeva l’esistenza di aziende cosiddette cartiere (cioè create di fatto con il solo scopo di produrre fatture, assunzioni e altre operazioni inesistenti per frodare il Fisco) ma anche di aziende vere e proprie e imprenditori con cui mettere in atto il meccanismo truffaldino. 

Le indagini, nel complesso sono 66 gli indagati con 18 persone in carcere, tra cui Rosario Scumaci catanzarese residente a Perugia, e altre 13 agli arresti domiciliari) hanno condotto gli investigatori delle fiamme gialle anche a Perugia dal momento che una delle aziende cartiere aveva ufficialmente la sede proprio a Perugia: Edil Italy, società edilizia con capitale sociale di 900 euro che in pochi mesi, secondo quanto si legge nell’ordinanza firmata dal giudice del tribunale di Brescia, aveva già prodotto diverse fatture false per qualche decina di migliaia di euro. 
Accuse ovviamente ancora tutte da dimostrare, con gli indagati che avranno modo di replicare a quanto viene loro contestato, ma quanto emerge da una delle tantissime intercettazioni fa sicuramente emergere un quadro inquietante. Perché, come spiegano gli inquirenti, questo meccanismo inevitabilmente doveva contare anche su imprenditori che di fatto pagano le fatture per poi vedersi rientrare i soldi in contanti alleggeriti di un 10-15% per questo tipo di “commissione” che, secondo inquirenti e investigatori, permetteva di «abbattere l’imponibile così conseguendo un indebito risparmio delle imposte dirette dell’imposta sul valore aggiunto».

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