«Spacciatore condannato solo a cinque anni: così mia figlia uccisa due volte»

«Spacciatore condannato solo a cinque anni: così mia figlia uccisa due volte»
di Michele Milletti
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Sabato 26 Febbraio 2022, 10:50

PERUGIA - «Quando arriva sera, la più piccola delle mie nipoti si affaccia alla finestra e guardando verso il cielo mi dice: “vedi nonna c’è una stella, è la mamma che ci guarda”...». Cuore di nonna e cuore di mamma. La nonna di due bambine che da quasi un anno si trova a far loro anche da madre, perché la loro mamma e sua figlia non è più tornata a casa dopo un sabato di eccessi con gli amici.

Storia dell’aprile dell’anno scorso. Jennifer partecipa a una festa in un appartamento in zona stazione. Si beve, qualcuno tira fuori anche la droga. La festa va avanti e si sposta in un altro appartamento poco distante. C’è Jennifer e ci sono altre due persone, un’amica e un uomo. Da quell’appartamento la ragazza, giovane badante di 26 anni, non uscirà più: verrà trovata senza vita intorno all’ora di pranzo del giorno dopo. Per quella morte tanto l’uomo quanto l’amica della ragazza sono stati condannati recentemente per spaccio di droga. Per lui, di origini sudamericane come la ragazza e la sua amica, la condanna è più pesante perché è stato anche accusato di violenza sessuale. Ma alla fine è stato assolto dal reato più grave di cui era stato accusato dalla procura: morte in conseguenza di altro reato. E cioè che la morte di Jennifer era direttamente collegata alla droga che lui le aveva fornito.

La mamma di Jennifer, sorretta dalla sorella e zia della ragazza, sono giorni che non riesce a pensare ad altro. «Me l’hanno uccisa un’altra volta con questa sentenza» mormora tra le lacrime.

Vive a Perugia, nella zona intorno alla stazione, da oltre venti anni. Per occuparsi delle due bimbe ha dovuto smettere di lavorare. L’unica speranza era che quello che lei reputa il colpevole della morte della figlia pagasse. E invece: «Invece gli hanno dato appena cinque anni - dicono le due donne - e la reputiamo una condanna troppo leggera. La droga a mia nipote gliel’ha data lui in quella maledetta serata. Jennifer era una ragazza che aveva studiato, sognava di diventare parrucchiera. Aveva tanti amici qui in città, ragazzi perbene. Dai quali purtroppo si è allontanata dopo che ha iniziato a frequentare cattive amicizie. Ma ciò non toglie che appena cinque anni sono una sentenza che reputiamo profondamente ingiusta».

La mamma di Jennifer, assistita dall’avvocato Donatella Donati, spera non solo nell’Appello ma ha anche deciso di organizzare una manifestazione di protesta per il prossimo 19 marzo davanti al tribunale: «Un anno di carcere già l’ha fatto, magari con la buona condotta è fuori tra un paio d’anni. È inaccettabile. Anche perché, dopo averla violentata e averla filmata mentre lo faceva, poteva chiamare i soccorsi visto che Jennifer era in stato di incoscienza. E invece sono passate otto ore prima che chiamasse i soccorsi. Perché non gli hanno contestato l’omissione di soccorso? Anche perché Jennifer in una diretta su facebook poco prima di morire aveva detto che sentiva dolori al petto».

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