Mail truffa fa scattare in Umbria il ricatto a luci rosse. «Ho pagato per vergogna»

Mail truffa fa scattare in Umbria il ricatto a luci rosse: «Ho pagato per vergogna»
di Giovanni Camirri
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Martedì 24 Settembre 2019, 16:13 - Ultimo aggiornamento: 17:10

«Sappiamo, ed abbiamo le prove, che hai compiuto atti riprovevoli. Se non paghi 5mila euro in bitcoin divulghiamo i filmati che ti riguardano. Così tutti sapranno». Inizia così l’ultima frontiera della truffa con modalità estorsive che viaggia via mail. E c’è stato chi, per vergogna pur non avendo fatto nulla ha pagato. Il problema è che ciò che viene scritto nella mail che la vittima riceve non ha alcun fondamento. Chi ha messo in piedi il meccanismo, però, gioca su quell’estremizzato timore che le persone che vengono contattate non sempre sanno gestire. Basta la visione di una foto, su un qualsiasi sito, di un soggetto in deshabille a innescare la paura di essere scoperti. 

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IL SISTEMA

La nuova frontiera della truffa telematica passa per un nuovo elemento: nel testo della mail estorsiva, stando a quanto risulta a Il Messaggero, vengono indicati nome e cognome del destinatario del raggiro. Il che, stando ai casi già censiti, alcuni dei quali divenuti denuncia presenta alla polizia - come avvenuto a Foligno - mette la vittima in una sorta di limbo finalizzato a cercare una soluzione a quello che per molti appare essere un problema insormontabile, se non addirittura l’antefatto di un dramma personale.

I VIDEO
Chi sta dietro questa truffa via email per rendere quanto più verosimile la richiesta estorsiva dice a chiare lettere alla potenziale vittima che esistono video captati attraverso le telecamere del cellulare, del tablet o del computer del soggetto a rischio di essere letteralmente “spennato” 

GLI ACCERTAMENTI
Dagli accertamenti svolti dagli investigatori si apprende che la truffa è del tutto inefficace. E’ materialmente impossibile catturare dai diversi device i video cui fa riferimento la email estorsiva e soprattutto lo è nelle modalità indicate dalle menti perverse che l’hanno ideata. In diversi casi, come si diceva, sono state presentate alle forze dell’ordine in varie realtà dell’Umbria denunce o segnalazioni inerenti il caso. Gli approfondimenti hanno dimostrato l’inconsistenza della richiesta, compresa la base di partenza del tentativo di estorsione. C’è stato chi, ma si tratta di casi rarissimi, per vergogna ha pagato dando seguito ad una transazione che non si sa nemmeno se è andata a buon fine in favore dei malfattori. Nella stessa email-banditesca vengono indicate le modalità di pagamento attraverso la criptomoneta bitcoin ma non si hanno certezze che la somma indicata arrivi effettivamente a destinazione. E in caso di trasferimento di denaro la tracciabilità della moneta virtuale è di fatto quasi impossibile da concretizzare.
 


LA SOLUZIONE
Da parte della polizia in particolare, ma anche dalla generalità delle forze dell’ordine, viene consigliato per questo tipo di situazioni di tenere un semplice ma sostanziale comportamento: cestinare e cancellare definitivamente, la mail estorsiva. Si tratta di una condotta semplice ma che evita di sicuro stati d’ansia, notti insonni e analisi non necessarie dei comportamenti personali quotidiani che, invece, sono sostanzialmente lineari e corretti.

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