Truffa della 104, al mare invece che ad assistere il padre disabile: a giudizio dipendente regionale

La Finanza scopre che la donna si divideva tra Castiglione della Pescaia e Sirolo. In autunno giornate trascorse in Val d'Orcia

Uno scorcio di Castiglione della Pescaia
di Luca Benedetti
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Lunedì 25 Settembre 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 07:12
A sentire l’accusa con cui è finita a giudizio la dipendente della Regione, 61 anni, le ha pensate tutte per gestire a piacimento le giornate non lavorative previste dalla legge 104 per assistere un famigliare malato. Le ha gestite talmente bene che mentre il papà faceva, a sua insaputa, da copertura, lei se ne andava al mare e ai monti. Mete vicine a Perugia (un’ora e mezza di auto in media), per carità, niente di esotico, magari sarà stata pure attenta a non usare i social in quei giorni. 
I LUOGHI
La lista di giorni e località messe in fila dalla Finanza per inchiodarla all’accusa di truffa è lungo. E quelle località sono un bel book da agenzia di viaggio: Sirolo, Ancona, Numana, Castiglione della Pescaia (due volte), San Quirico d’Orcia e Radicofani(5 volte), Civitanova Marche e Porto Sant’Elpidio. Senza far torto a nessuno un po’ di Adriatico di livello, un po’ di Tirreno a cinque stelle e la Val D’Orcia nei periodi buoni in cui quella fetta di Toscana mette sul piatto le prelibatezze di inverno e autunno. Al mare non c’era possibilità di sbagliare: giugno, luglio e agosto.
Secondo la Guardia di Finanza che ha svolto le indagini e il Gup Piercarlo Frabotta che l’ha mandata a giudizio la donna «si procurava l’ingiusto profitto consistente nell’indennità corrispondente all’ultima retribuzione prevista percepita per giorni 88 dal 6 maggio 2019 al 17 dicembre in modalità frazionata, in mancanza di prestazione lavorativa, usufruendo illegittimamente del congedo....». E ancora: «Si è procurata l’ingiusto profitto consistente nella retribuzione per i giorni appresso indicati (l’elenco delle dodici volte in cui era in vacanza e non a casa, ndr) nei quali non si recava al lavoro usufruendo illegittimamente dei permessi di legge ed al contempo non prestava assistenza al genitore trovandosi in località di villeggiatura lontane dal luogo di residenza dello stesso...».
LA RESIDENZA
Luogo di residenza, secondo quando emerso dalle indagini, che ero lo stesso della figlia. Ma non era vero. Secondo l’accusa (naturalmente tutta da dimostrare nel processo che inizierà giovedì, davanti al giudice Edoardo Esposito, nei locali del tribunale di via XIV Settembre e l’imputata avrà modo di dare conto e ragione di quello che gli contesta la Procura) la dipendente della Regione avrebbe mentito, con false dichiarazioni all’ufficio anagrafe del Comune di Perugia, nel segnalare che il papà disabile si era trasferito nella sua abitazione. Invece ognuno ha continuano a vivere nella propria casa. Ma con quel trucco che ha indotto in inganno gli incolpevoli dipendenti dell’anagrafe, la regionale ha potuto ottenere i benefici della Legge 104. Ah, a dare un occhio a Google Maps le due vie dove vivevano padre e figlia, sono distanti appena 400 metri. In auto, dice il computer, ci vuole (ci voleva) appena un minuto.
L’ENTE
La Regione, naturalmente, si è costituita parte civile con l’Avvocatura di palazzo Donini. C’è il concreto rischio, per la dipendente che entra, allo stato dei fatti, nella galleria degli infedeli, che l’Ente possa arrivare a chiederne il licenziamento. Snodo chiave sarà l’andamento del processo. 
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