Truffa del finto avvocato agli anziani
Quattro anni ad una delle “esattrici”
Oltre venti le vittime solo a Terni

Truffa del finto avvocato agli anziani Quattro anni ad una delle “esattrici” Oltre venti le vittime solo a Terni
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Giovedì 24 Settembre 2020, 08:39
TERNI Con la truffa del finto avvocato che doveva salvare il figlio dai guai hanno “spogliato” di denaro e preziosi 300 anziani in tutta Italia. Una ventina le vittime ternane della maxi truffa, che ha fruttato incassi per 400mila euro. Il colpo grosso lo fecero a Roma, quando una novantenne consegnò denaro e preziosi per 30mila euro. Per la banda di truffatori napoletani arrestati a gennaio 2019 al termine della delicata indagine condotta dai carabinieri e coordinata dal procuratore, Alberto Liguori e dal pm, Raffaele Iannella, arrivano le prime condanne. Dei truffatori finiti in cella due hanno scelto il rito abbreviato: Si tratta di una delle esattrici, condannata a quattro anni di carcere e al pagamento di 400 euro di multa, e del fornitore delle schede sim, un ivoriano condannato a otto mesi di reclusione. Rinviati a giudizio gli altri 8 e tutti vanno a processo con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di truffe aggravate ai danni di qualche centinaio di anziani di nove regioni del centro sud. A sostenere l’accusa in udienza il pm, Matthias Viggiano. Il giorno del blitz con gli arresti per l’operazione “Mai peggio” il procuratore, Alberto Liguori, parlò di “criminali che hanno violentato gli anziani in mezza Italia, portando via anche la fede nuziale del coniuge defunto. Questa inchiesta - disse Liguori - restituisce dignità alle persone più deboli. E’ un fiore all’occhiello che fa bene al cuore e alla memoria”. A ottobre 2018 al telefono il finto avvocato parla con una 95enne ternana che, per togliere dai guai suo figlio, consegnerà tutto quello che ha: 150 euro in contanti e 90 grammi d’oro. Sei giorni dopo i truffatori puntano su un’altra ternana, una 79enne che però fiuta l’inganno e non ci casca. E’ a Terni che uno della banda fa un errore fatale, usando il telefonino dedicato alle conversazioni con i “colleghi” per una chiamata personale. Circostanza che qualche mese dopo consentirà ai carabinieri di arrestare tutta la banda con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di 300 truffe aggravate. Le carte restituiscono episodi da far accapponare la pelle. “Questa no, vi prego. E’ l’unico ricordo di mio marito che non c’è più”. La novantenne verserà lacrime amare ma quei truffatori senza cuore non si lasciano commuovere: “E’ necessario per fare in modo che tuo figlio non passi guai seri” insiste uno dei due mentre le sfila dall’anulare sinistro la sua fede nuziale e quella del marito defunto.
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