Ma il pessimismo, al di là della conclusione, è palese. «Abbiamo contrapposto ad un piano fumoso e senza prospettive un altro che guarda allo sviluppo: su questa trattativa si gioca davvero il futuro della fabbrica ternana ed anche, in prospettiva, pure quello del Polo chimico». Le parti, nonostante le indicazioni dell'ultimo momento, sono lontane, lontanissime: la direzione della Treofan basa la proposta sulla cassa integrazione covid, per cercare di sbloccare gli ordinativi, che pesano sempre di più nei magazzini bloccati della fabbrica. Una proposta che i sindacati ed i lavoratori non hanno voluto accettare dopo averla letta domenica sera, in ritardo rispetto alle promesse e così hanno ripreso carta e penna riconfermando la loro strategia, che è fatta di sviluppo, di investimenti, di occupazione e lavoro, tutte parole che alla multinazionale Jindal sembrano non conoscere. Quindi la riunione di mezzogiorno è subito saltata perchè l'amministratore delegato Manfred Kaufmann e i suoi avvocati hanno voluto tempo per approfondire. Così i sindacati della Rsu, quelli nazionali, insieme alla Confindustria ed alla regione Umbria ed il viceministro Alessandra Todde hanno spento ancora una volta i pc. Ma nonostante le ultime dichiarazioni servirà un'altra riunione ma forse servirà ancora di più, un intervento diretto della Regione e del Governo per salvare quei posti di lavoro mettendo sul piatto prima gli incentivi e se la Jindal dovesse fare orecchie da mercante rifiutandoli, avviarsi ad una riconversione, come ha fatto la Regione Campania con lo stabilimento di Battipaglia.
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