Giro di transessuali colombiani
in manette la banda di “doña Claudia”
Forniva anche un glossario per i clienti

Giro di transessuali colombiani in manette la banda di “doña Claudia” Forniva anche un glossario per i clienti
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Giovedì 15 Ottobre 2020, 12:24 - Ultimo aggiornamento: 14:42

Sono quattro le persone colpite da altrettante ordinanze di custodia cautelare: tre in carcere, due donne ed un trans, tutti di origine colombiana, ed uno ai domiciliari, un italiano di Terni, marito di una delle due donne, accusati di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione.  Con l’operazione denominata “Doña Claudia” scattata all’alba, la Polizia di Stato di Terni, con il coordinamento della locale Procura della Repubblica, ha posto fine ad un vasto giro di prostituzione: un’organizzazione criminale che reclutava donne e trans direttamente in Colombia, per sfruttarne poi la prostituzione in città, pianificando nei minimi dettagli viaggi, alloggi e pubblicizzazione dell’attività di meretricio su siti online. Al vertice una donna, Doña Claudia, così chiamata in segno di rispetto e di obbedienza, cittadina colombiana di 41 anni, coadiuvata dal marito, un ternano trentanovenne, che aveva il compito di raccogliere il denaro e di accertare che le ragazze e i trans si dedicassero fino in fondo al loro “lavoro”. Gli altri due appartenenti al gruppo, un trans 25enne ed una colombiana 42enne, si occupavano invece della gestione “logistica” dei trans e delle ragazze che si prostituivano. L’attività veniva svolta sia in strada, principalmente in via Lungonera Savoia (molteplici le segnalazioni di residenti), che in sei appartamenti presi in affitto, anche in zona viale Brin. I clienti, sempre molto numerosi, erano sia locali, che provenienti dalle province limitrofe, dando luogo ad un notevole giro di affari (in leggera flessione solo nel periodo del lockdown). L’organizzazione provvedeva ad anticipare tutte le spese dei trans e delle ragazze reclutate in Colombia, somme significative (da 7.000 euro in su) che quest’ultimi avrebbero dovuto restituire con i proventi delle loro prestazioni sessuali, anche sotto la minaccia di ritorsioni nei confronti della famiglia d’origine. L’indagine della Squadra Mobile ha preso le mosse dalla denuncia di un giovane colombiano che, reclutato nel suo Paese, si era poi rifiutato di prostituirsi, subendo per ritorsione una aggressione ed abusi sessuali da parte del 25enne transessuale arrestato nella giornata odierna. I sei appartamenti erano nella disponibilità di due italiani, perfettamente a conoscenza dell’attività di meretricio che si sarebbe svolta al loro interno, e che per questo motivo sono stati denunciati in stato di libertà per favoreggiamento della prostituzione. A seguito delle perquisizioni degli appartamenti, sono stati rinvenuti e sequestrati oltre 200 profilattici e un libro mastro con conteggi e pagamenti e un glossario spagnolo – italiano per facilitare la conversazione con i clienti.         

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