Traffico-scandalo rifiuti tra Umbria e Marche: funzionario Regione indagato per corruzione

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di Michele Milletti
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Giovedì 3 Dicembre 2020, 08:00 - Ultimo aggiornamento: 15:55

PERUGIA Mazzette. O meglio, per dirla con il codice penale, “utilità”. Comunque soldi o altri beni offerti per entrare a far parte di un meccanismo di smaltimento illecito di rifiuti. Per questo motivo, un funzionario della Regione è stato indagato assieme a un funzionario e un dirigente del Comune di Fabriano, di un funzionario della Provincia di Ancona e ad altre 19 persone al fondo di un’indagine condotta dalla Direzione distrettuale antimafia e dai carabinieri di Ancona.


LA PRIMA FASE
Secondo quanto si apprende, l’inchiesta è partita nel 2018 e ha portato a scoprire un sistema di traffici illeciti di rifiuti speciali da demolizione, organici e terrosi, che non avveniva nei siti autorizzati, evitando così di pagare le spese di recupero e conferimento.

Un traffico di terre, rocce e materiali di scavo, considerati rifiuti speciali non pericolosi. Nel mirino degli investigatori due impianti di Castelbellino (Ancona) gestiti da padre e figlio che, seppur avevano ampiamente superato le quote di conferimento autorizzate dalla Provincia, avrebbero certificato migliaia di trasporti mentre in realtà i rifiuti erano anche smaltiti altrove. Secondo gli investigatori, lo smaltimento illecito dei rifiuti e lo scavo abusivo venivano eseguiti tramite un sistema di corruzione di un faccendiere, dipendente della società, che consegnava denaro a funzionari pubblici per evitare controlli presso le cave vincolate da sequestri o sospensioni. In questa prima fase, ecco l’avviso di garanzia recapitato al funzionario regionale.


LA SECONDA FASE
Ma gli accertamenti di magistrati e investigatori non si sono fermati. Perché una volta scoperto il meccanismo generale, gli investigatori hanno poi approfondito le risultanze.
Ed ecco che incrociando i dati amministrativi e le registrazioni delle telecamere esterne, i militari hanno potuto accertare migliaia di viaggi con certificazioni inesatte od incomplete, e la movimentazione di oltre 640mila tonnellate di rifiuti. Una volta stabilito questo lunghissimo via vai, gli investigatori sono risaliti alle aziende. In tutto, sono 188 le società coinvolte. La maggior parte marchigiane, con sede legale in 17 provincie tra Marche, Abruzzo, Emilia Romagna, Lombardia, Puglia, Campania, Umbria e Lazio. E per quanto riguarda la nostra regione, si tratterebbe di quattro aziende nella zona di Perugia nei confronti delle quali sono state elevate super multe per centinaia di migliaia di euro. Complessivamente sono stati notificati 4300 illeciti amministrativi, per un importo di quasi 15 milioni (14.632.828 euro), a 188 società. Per gli investigatori, Imprenditori consapevoli di conferire a Castelbellino in gran parte rifiuti terrosi o da demolizione sprovvisti del formulario di trasporto o destinati ad essere scaricati in aree diverse rispetto a quanto dichiarato.

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