Traffico di droga tra Albania e Umbria: il clan spacciava venti chili di droga al mese. La procura: «Soldi reinvestiti in attività commerciali nella regione»

Traffico di droga tra Albania e Umbria: il clan spacciava venti chili di droga al mese. La procura: «Soldi reinvestiti in attività commerciali nella regione»
di Enzo Beretta
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Mercoledì 14 Dicembre 2022, 11:03 - Ultimo aggiornamento: 11:31

Centocinquanta chili di cocaina smerciati in appena otto mesi.  È la quantità di droga che sarebbe riuscita a immettere sul mercato la presunta associazione per delinquere individuata dalla Procura della Repubblica di Perugia. Quindici le persone indagate dal procuratore aggiunto Giuseppe Petrazzini per traffico di sostanze stupefacenti: vengono tutte accusate di «essersi associate al fine di acquistare, detenere e porre in vendita rilevanti quantitativi di cocaina, dando vita a un’organizzazione strutturata gerarchicamente». Gli gli indagati, per lo più albanesi (alcuni coinvolti nella rissa avvenuta mesi fa all’aeroporto del capoluogo umbro), sono ritenuti responsabili a vario titolo anche di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, ricettazione e detenzione di armi e munizionamento. Per nove è stata disposta dal giudice per le indagini preliminari Natalia Giubilei la custodia in carcere, per quattro gli arresti domiciliari e per due l’obbligo di dimora.

L’inchiesta, durante la quale sono stati portati avanti accertamenti mediante appostamenti, pedinamenti, monitoraggi con Gps, telecamere di videosorveglianza, intercettazioni telefoniche e ambientali con ‘cimici’ piazzate nelle auto degli indagati, ha interessato le città di Perugia, Foligno, Spoleto, Terni, Rimini e Bologna. Ventidue le persone arrestate dalla primavera del 2020, vale a dire da quando sono partite le indagini, che hanno consentito di sequestrate nove chili di cocaina, un altro paio di eroina, ma anche due pistole semiautomatiche (Shadow 9x21 fabbricata in Repubblica Ceca e una Beretta Mod.20 6x35), 139 proiettili, quattro auto e 13 mila euro in contanti. Soldi che si vanno a sommare ai 132 mila sequestrati nelle ultime ore, durante le perquisizioni, e agli 80 mila depositati su tre libretti postali. I proventi illeciti vengono stimati dal procuratore Raffaele Cantone in «diversi milioni di euro».

L’organizzazione - si legge nella nota stampa - poteva contare su risorse economiche e collaboratori esterni: oltre alla logistica ci si preoccupava di fornire ai collaboratori auto fittiziamente intestate a terze persone, cellulari e case. Poi, in caso di arresto, sempre l’associazione copriva  costi dell’avvocato e altre spese, come forma di «ricompensa per la fedeltà».

«Innanzitutto - scrive il gip nell’ordinanza di 62 pagine - vi è il reclutamento di quelli che il pubblico ministero ha efficacemente definito ‘spacciatori a tempo determinato’, provenienti dall'Albania, giovani incensurati che vengono fatti giungere in Italia a spese dell'organizzazione per restarci pochi mesi, di regola un trimestre, al fine di svolgere l’attività illecita, solitamente le cessioni al dettaglio, con il vantaggio che, anche se arrestati e trovati in possesso di poche dosi, subiranno una condanna minima evitando il carcere». La presunta organizzazione, inoltre, dispone di «ingenti somme di denaro che, oltre a costituire il provento dell'attività, tanto da dar luogo anche ad investimenti immobiliari, vengono utilizzate per l'acquisto dello stupefacente, per remunerare i sodali e spacciatori, oltre che per far fronte alle varie spese». Ma ha anche «immobili dove allocare partecipi e collaboratori» e «autovetture impiegate per finalità illecite».

Parte dei soldi guadagnati - viene riferito dalla Procura - sono stati reinvestiti in attività commerciali in Umbria e in attività ricettive nelle località balneari dell’Albania. Nelle ultime ore, insieme ai 132 mila euro in contanti e ai libretti postali, gli investigatori hanno sequestrato 21 cellulari, di cui due criptati, manoscritti con la contabilità della droga e un paio di Rolex.

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