Terremoto, la fuga e la rabbia: «Tre giorni prima di potersi fare una doccia»

Viaggio a Pierantonio: tra chi è sfollato e chi è in attesa di un sopralluogo per vedere se la casa sia abitabile

Un sopralluogo dei vigili del fuoco
di Walter Rondoni
4 Minuti di Lettura
Domenica 12 Marzo 2023, 09:33 - Ultimo aggiornamento: 11:33

UMBERTIDE - Dove il sisma ha picchiato più duro. Oltre mille anime in pena a Pierantonio tra chi è sfollato e chi è in attesa di un sopralluogo per vedere se la casa, nonostante qualche lesione, sia abitabile. Tutti aggrappati alla cortesia, efficienza, umanità delle squadre dei vigili del fuoco impegnate nei sopralluoghi e nel recupero beni di chi ha dovuto scappare in fretta e furia per non lasciarsi schiacciare dal “mostro” che giovedì ha ringhiato tre volte. In piazza XXV Aprile Rita Pettinelli non toglie lo sguardo dalla propria abitazione, troppo messa male per tornarci.

Terremoto, dal contributo per l'autonoma sistemazione alla sospensione di mutui e tasse. Le strade per aiutare chi ha perso casa. Sfollati verso quota 500

Terremoto, la fuga e la rabbia

«Non riesco ad allontanarmi», mormora mentre gli occhi le si inumidiscono ed un pompiere che pare un gigante con grandissimo tatto le chiede generalità e numero di telefono per aprire la pratica che le consenta, accompagnata dai caschi rossi, di prender su spazzolino da denti e qualche indumento. «Siamo in sei: mio marito e due figli sono andati in un annesso agricolo, io ho dormito in macchina poi mi ha ospitato un amica e, finalmente, stamattina (ieri - ndr) ho potuto fare una doccia».

Momenti durissimi, nonostante la «tanta disponibilità dei paesani».

Non lontano, in fondo a via Leonardo da Vinci Maria Rita Montacci sta ripulendo il suo negozio di frutta e verdura. «Tutto caduto, tutto rotto e dire che dopo la prima scossa avevo cominciato a pulire», racconta. «Il futuro? Molte piccole attività hanno chiuso per il Covid, io sono andata avanti, ma adesso non so». Martina Migliore, psicoterapeuta, in un pomeriggio ha perduto casa ed ambulatorio. «Sono ospite del mio ex marito, a Umbertide, per il lavoro cercherò di organizzarmi: ho recuperato i computer, chiederò aiuto per la connessione». Adriano Pettinari ci ha rimesso la macchina: «Un comignolo, cadendo, ha sfondato il parabrezza ed abbozzato la fiancata, quattromila euro di danni, babbo è fuori casa, io sto a Firenze ma non posso ripartire fino a quando non mi riparano l'auto, forse martedì». Renato Serpolini ha protocollato la richiesta di sopralluogo.

LE STORIE

«Abito a Niccone (una decina di chilometri distante - ndr), ho comperato casa qui ed avevo già portato un po' di roba prima del terremoto, adesso pagare affitto e mutuo è molto complicato». Al centro raccolta, attivato alla palestra, il tempo è come sospeso. Nella giornata e nella nottata di venerdì ha assistito 85 persone, altre 19 hanno mangiato e dormito alla palestra Di Vittorio, a Umbertide. Nel comune sono 350 quelli che hanno chiesto la “visita” dei tecnici per l'agibilità dell'abitazione. «Importante è essere vivi», sospira Ronald Granja. E' venuto dall'Ecuador con un paio di amici per lavorare a Umbertide. Adesso «ho la casa distrutta, non so come farò per andare a lavorare, non ho avuto il tempo di prendere le cose, dovrò andare di nascosto perché non mi lasciano entrare». Candida e Bruno Cucchiarini, 74 e 87 anni, moglie e marito, sono la coppia più longeva tra gli sfollati. «La prima scossa è stata bruttissima, ma non me ne sono resa conto, ero sul divano», racconta con una verve invidiabile. Come si sta, qui? «L'altra sera a cena hanno portato riso in bianco, fagiolini, frittata: tutto buono». Su una brandina più in là, siede Concetta Martino: «Non ho la forza di parlare, sono frastornata, senza asciugamano e senza niente, non so nulla della casa».

Afida Aabu è qui con il marito e due figli, di 14 e 10 anni. «Durante la prima scossa ho visto ondeggiare la cucina, durante la seconda abbiamo tirato fuori due anziani che non avevano nessuno». Dal piazzale arrivano grida infantili di gioia. «Stiamo organizzando piccoli momenti ricreativi per ritrovare spirito di aggregazione, ci sono una quindicina di bambini che divideremo in due gruppi ed insieme cercheremo di capire le necessità», spiega Monica Nanni, responsabile di zona della Cooperativa Asad.

© RIPRODUZIONE RISERVATA