Pirati informatici “rubano” il bonifico degli stipendi
Truffa da 100mila euro, ma la banca non li restituisce

Pirati informatici “rubano” il bonifico degli stipendi Truffa da 100mila euro, ma la banca non li restituisce
di Corso Viola di Campalto
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Giovedì 21 Gennaio 2021, 10:54

TERNI E rimasto di sasso quando ha visto che il bonifico di ben 100 mila euro eseguito da un suo conto corrente ad un altro era stato intercettato da una sconosciuta. Soldi che servivano per pagare gli stipendi dei suoi dipendenti, soldi spariti nel nulla in seguito ad un’operazione fatta tramite l’home banking regolarmente. L’imprenditore ternano gestisce un noto supermercato di Montecastrilli (amministratore della società “Tre Re”)ed è subito corso dai carabinieri per fare una denuncia, poi si è recato alla filiale della sua banca per chiedere la restituzione dei soldi visto che aveva adottato tutte le procedure di rito e con le opportune protezioni bancarie. Restituzione accordata immediatamente, vista la finalità. Ma dopo pochi giorni il colpo di scena, i 100 mila euro sono stati riprelevati dalla stessa banca e l’imprenditore è andato sotto di ben 85 mila euro, mettendo a rischio la sua attività. «Il nostro assistito - dicono gli avvocati Francesco Carsili e Giorgio Moricciani - il 22 dicembre, al fine di provvedere al pagamento degli stipendi ai propri dipendenti, ha effettuato il bonifico da un conto corrente all’altro, entrambi intestati alla stessa società, come causale espressa in detta operazione veniva indicato “Giroconto” ; come chiaramente emerge dalla documentazione in nostro possesso questa operazione è stata eseguita correttamente, senza errore alcuno, attraverso il portale Internet della stessa banca e nel pieno rispetto di tutte le procedure da questo imposte. Ma il 28 dicembre l’imprenditore - continuano i due avvocati - ha controllato l’esito dell’operazione ed ha constatato, con stupore, che sul conto corrente della banca era stata addebitata la somma di 100 mile euro, ma non vi era l’accredito corrispondente nell’altro conto corrente. Ha scoperto subito che il beneficiario dell’operazione era completamente diverso da quello indicato e risultava essere tale Valentina C. ed anche la causale dell’operazione richiesta era stata trasformata da “Giroconto” in “acconto fattura proforma 6”. immediatamente l’imprenditore ha sporto regolare denuncia all’autorità giudiziaria ed ha provveduto all’immediato disconoscimento dell’operazione, così come perfezionatasi. Alla luce delle evidenze sopra descritte, la banca ha riaccreditato l’importo ma dopo pochi giorni, malgrado la denuncia fatta e le nostre missive, ha inopinatamente, con un’azione degna di essere sottoposta al vaglio della Magistratura, si appropriava della somma prelevandole dal Conto corrente della società che era addirittura privo, in quel momento dei fondi necessari a tale operazione. Veniva cosi operato arbitrariamente uno scoperto di conto corrente che, oltre alle note conseguenze economiche e contabili, potrebbe portare ad una segnalazione bancaria in grado addirittura di paralizzare l’intera attività di una delle poche attività commerciali della zona in grado di produrre ricchezza e garantire posti di lavoro».
LA RISPOSTA DELLA BANCA
Nessun effetto ha sortito l’incontro avuto che la direzione della filiale di Temi della Banca perché venisse riaccreditata la somma indebitamente sottratta. «A giustificazione dell’azione posta in essere, la banca - dicono ancora i due avvocati - ha richiamato il punto B del modello di disconoscimento sottoscritto dal nostro assistito, che così recita “qualora sia successivamente dimostrato che le operazioni erano state autorizzata, la banca ha il diritto di ottenere la restituzione dell’importo rimborsato, dando comunicazione all’intestatario del rapporto.” Ma da tutti i documenti presentati si evince chiaramente che l’operazione, poi eseguita, non è stata mai ed in alcun modo autorizzata, che il nostro assistito non ha certo effettuato un bonifico in favore di un soggetto che nemmeno conosce e dal quale non ha mai ricevuto alcuna richiesta di pagamento o “fattura in acconto». 

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