Terni, a vent'anni scoprono che il vero padre è l'amante della mamma. Ma c'è il lieto fine per fratello e sorella

L'avvocato Fieri: «Un caso che mi ha toccato, da anni mi batto per l’esercizio corretto della genitorialità»

Terni, a vent'anni scoprono che il vero padre è l'amante della mamma. Ma c'è il lieto fine per fratello e sorella
di Nicoletta Gigli
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Sabato 13 Maggio 2023, 00:53 - Ultimo aggiornamento: 17:41

TERNI - A vent’anni scoprono che il padre biologico non è l’uomo che sposò la loro mamma ma è un altro. Una storia a lieto fine, che si è chiusa con la sentenza del tribunale di Terni che, all’esito della ctu e del test del dna, ha permesso ai due fratelli ternani di prendere il cognome del loro vero padre, un tempo l’amante della donna che ormai da anni convive con tutti e tre in un clima sereno. Non ha avuto nulla da eccepire neppure l’ex marito di lei che, trasferitosi al nord, ha pagato per anni il mantenimento a quelli che riteneva fossero i suoi figli. Tutto inizia alla fine degli anni ‘90, quando il padre putativo e la mamma dei ragazzi, dopo sette anni di fidanzamento, convolano a nozze.

La storia

La coppia vuole dei figli ma, nonostante i tentativi, la giovane moglie non riesce a restare incinta. Sono gli anni in cui lei trova lavoro in un’azienda ternana, dove conosce un collega e scoppia la scintilla.

Iniziano una relazione, lui non ha altri legami ma lei non riesce a troncare col marito. Dopo qualche mese resta incinta e nasce il primo figlio, ma non si chiede se il bimbo sia del marito o dell’amante. Due anni dopo un’altra gravidanza e la nascita della figlia. La donna continua la relazione extraconiugale, anche perché il suo collega non ha altri legami.

Il marito cresce i figli come suoi, fino al giorno in cui il matrimonio entra in crisi. Marito e moglie si lasciano e la donna rimane a casa sola con i due bambini. L'ex marito versa il mantenimento e continua a vedere quelli che ritiene siano i suoi figli, seppure saltuariamente, perché intanto ha trovato lavoro e si è rifatto una vita.  

Quando i ragazzi sono ancora minorenni e la donna intrattiene, con un “lascia e prendi”, la relazione col collega, le sorge qualche sospetto sulla paternità. Ne parla con lui, che non si scompone. Anzi, le dice che, se sono figli suoi, vuole saperlo. Effettuano in privato, in un centro medico di Terni, un esame del dna e scoprono la verità. Il collega e amante è il padre biologico dei ragazzi.

A quel punto l'ex marito, che ha una nuova compagna, si disinteressa completamente della situazione e la donna e il vero padre vanno a convivere con i due figli, che però hanno un cognome diverso dal suo. La donna e i due ragazzi, ormai maggiorenni, decidono di rivolgersi all’avvocato Leonardo Cristoforo Fieri, per una causa di riconoscimento della paternità in favore dell’effettivo genitore. La causa dura tre anni, con tanto di test del dna con esito positivo svolto a Roma presso un ctu.

Poi la sentenza, che riconosce i ragazzi, molto legati al padre biologico e che hanno affrontato la causa con entusiasmo, figli del compagno della madre. Autorizzando il cambio di cognome su tutti i documenti. «Un caso che mi ha toccato - dice l’avvocato Fieri - poiché da anni mi batto per l’esercizio corretto della genitorialità, ovvero ripristinare al meglio i rapporti genitori figli, qualunque sia il loro trascorso».

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