Terni, usura e traffico di droga in odore di mafia
Fausto Cardella: "Il contrasto giudiziario non basta"

Terni, usura e traffico di droga in odore di mafia Fausto Cardella: "Il contrasto giudiziario non basta"
di Nicoletta Gigli
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Sabato 22 Ottobre 2022, 00:25

TERNI - «Le indagini svolte dall’autorità giudiziaria, che peraltro trovano eco nella relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia, confermano che il fenomeno usura in Umbria e a Terni è presente come ci aspettavamo, come immaginavamo.  Anche per questo, in una situazione di crisi economica incombente, per prevenire il ricorso all’usura occorre impiegare tutti i mezzi per sostenere soprattutto le parti meno abbienti della popolazione».

Fausto Cardella, presidente della Fondazione Umbria contro l’usura, non è sorpreso dai dati fotografati nella relazione del ministro dell’interno al Parlamento sull’attività svolta dalla Dia: «Terni d’altra parte ha un indice di penetrazione dell’usura che la colloca nella media nazionale, sostanzialmente in posizione paritaria al resto della regione».

Tra le indagini in odore di mafia, accanto a quelle legate a diverse organizzazioni dedite al traffico di stupefacenti, la Dia cita l’operazione “Hyrudo” che, a novembre di un anno fa,  consentì di smantellare un grosso giro di usura che si snodava tra Terni e Roma.

«Nel semestre preso in esame - si legge -  è stato eseguito un provvedimento cautelare nei confronti di cinque soggetti ritenuti responsabili del reato di usura, nonché un decreto di sequestro preventivo per equivalente di beni mobili e immobili per un valore di 600mila euro. L’operazione ha delineato un quadro indiziario dell’illecita attività usuraria posta in essere dal sodalizio criminale tra la provincia di Terni e la capitale. L’attività di polizia giudiziaria ha permesso di disvelare un considerevole flusso di denaro complessivamente pari a circa 1,6 milioni di euro.

Il meccanismo di usura  accertato imponeva, anche attraverso il ricorso a minacce e intimidazioni, il pagamento settimanale-mensile di una quota di interessi fissa oscillante tra il 10 ed il 20 per cento del capitale prestato sino a quando le vittime non avessero restituito in un’unica soluzione anche l’intero ammontare del prestito elargito».

Per Fausto Cardella «come nel caso dei reati della mafia, è risaputo che il contrasto giudiziario è necessario e indispensabile ma non sufficiente senza la partecipazione delle altre istituzioni e dei cittadini. L’usura è uno di quei reati cosiddetti a cifra nera - aggiunge Cardella - dove le risultanze non sono veritiere perché è un reato che le persone, per paura o vergogna, tendono a non denunciare. Noi assistiamo le vittime ma sono pochissime quelle conclamate seguite dalla nostra Fondazione, che per questo indirizza i suoi sforzi massimamente nella prevenzione».

Nella relazione della Dia le indagini antidroga in odore di mafia. A partire dall’inchiesta “Caronte”, che ha consentito di smantellare una rete criminale multi-etnica di spacciatori di cocaina comprendente nord-africani, italiani e albanesi con un giro di affari di diverse migliaia di euro.

E poi l’operazione “Mailbox” con cui la polizia ha dato esecuzione a una misura restrittiva nei confronti di quattro persone fra cui un albanese ritenute, a vario titolo, responsabili di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. «Gli arrestati - si legge nella relazione - erano riusciti a ritagliarsi una consistente clientela nella città di Terni, adottando un ingegnoso metodo per il pagamento dello stupefacente, ovvero facendosi consegnare direttamente dai clienti la tessera bancomat con relativo pin. Era lo stesso spacciatore che si recava fisicamente allo sportello bancario per prelevare le somme dovutegli».

Nella foto scattata dalla Dia si dà valore alla «presenza sul territorio della casa circondariale di Terni, che ha determinato nel tempo il conseguente insediamento dei parenti dei detenuti in regime detentivo speciale».

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