Gianluca e Flavio uccisi dal metadone. I parenti: «Hanno pagato troppo la loro trasgressione, ora basta veleni contro di noi»

Gianluca e Flavio uccisi dal metadone. I parenti: «Hanno pagato troppo la loro trasgressione, ora basta veleni contro di noi»
di Nicoletta Gigli
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Mercoledì 11 Novembre 2020, 10:06 - Ultimo aggiornamento: 14:04

TERNI Flavio e Gianluca se ne sono andati per colpa di una piccola dose di metadone che, unita all’alcol, li ha fatti scivolare dal sonno alla morte. Il fisico dei due adolescenti, amici inseparabili, non era abituato a fare i “conti” con gli stupefacenti e l’assunzione di quella modica quantità di metadone, ceduta loro il 6 luglio da Aldo Maria Romboli, è diventata un viaggio senza ritorno. E’ quanto accertato dall’autopsia e dalla perizia tossicologica svolte da Massimo Lancia e Paola Melai, i cui esiti sono stati depositati in procura. La caccia alle sostanze killer dei periti incaricati dalla procura di far luce sul decesso di Flavio Presuttari, 16 anni, e Gianluca Alonzi di 15, è andata avanti per quattro mesi. E non ha fatto altro che confermare le prime ipotesi degli investigatori dell’arma, coordinati dal procuratore, Alberto Liguori: «Dagli atti generici a noi risulta solo il metadone - dirà Liguori dopo la tragedia che ha sconvolto la città. Se in precedenza ci sia stata l’assunzione di altre sostanze è la scienza che ce lo dirà. Noi però dobbiamo interrogarci sul percorso di queste sostanze, siano esse eroina, cocaina, codeina o metadone. Per capire come siano arrivate nelle mani del presunto pusher». Una riflessione che, a distanza di qualche ora dall’arresto di Aldo Maria, una vita nel tunnel della tossicodipendenza, porterà la procura ad aprire un altro capitolo d’indagine. Sotto la lente degli investigatori la ricostruzione del percorso terapeutico che ha consentito ad Aldo Maria di avere la disponibilità di quel metadone che, detenuto legalmente come utente del Serd, ha ceduto due volte a Flavio e Gianluca. Fu lui a confessare di fronte ai magistrati quello che successe quella sera di luglio: “«li ho venduto io la bottiglietta di metadone diluito con l’acqua. L’hanno pagata 15 euro». Durante la confessione aveva aggravato pure la sua posizione: Lunedì non era la prima volta. Era già successo i primi di giugno, anche quella volta avevano comprato metadone». Dopo un periodo trascorso in cella Romboli ha ottenuto i domiciliari in una comunità di recupero. Contro la decisione del gip, il procuratore, Alberto Liguori e il pm, Raffaele Pesiri, hanno fatto ricorso al Riesame, che si esprimerà nei prossimi giorni. In queste ore il deposito della perizia disposta sui telefonini di Flavio e Gianluca, per ricostruire i contatti che i due adolescenti hanno avuto nei giorni e nelle ore che hanno preceduto la tragedia. Il dolore della sorella maggiore di Gianluca: «Quante cattiverie sono state dette in questi mesi, li hanno chiamati in tutti modi possibili e immaginabili. Oltre al dolore di averli perduti, le nostre famiglie hanno dovuto combattere anche contro i pregiudizi, per fortuna di pochi, ma che comunque considerando il nostro stato di fragilità facevano tanto male. Dopo quattro mesi di attesa è stato confermato quello che pensavamo: i nostri ragazzi sono morti a causa del metadone, che può uccidere chi non è tossicodipendente, dato loro con l’inganno.

Erano due bravi ragazzi e non so cosa sia scattato in loro quella maledetta sera. Capisco che hanno sbagliato cercando di trasgredire, ma non era questo il prezzo che dovevano pagare.. non doveva finire così».

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