Accusato di spiare imprenditori, avvocati
e commercialisti legati al crac della Diocesi
assolto ispettore della Digos

Accusato di spiare imprenditori, avvocati e commercialisti legati al crac della Diocesi assolto ispettore della Digos
di Corso Viola di Campalto
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Sabato 8 Maggio 2021, 08:42 - Ultimo aggiornamento: 14:04

TERNI E’ stato assolto dal giudice Francesca Scribano perché il fatto non sussiste l’ex ispettore di polizia della questura di Terni Stefano Onofri, 59 anni, in pensione da poco più di due. Assolto dall’accusa di aver “spiato” tramite alcuni accessi illegali al sistema di indagine Sdi (la banca dati interforze), le posizioni di commercialisti, avvocati e imprenditori ternani che erano coinvolti nel crac Casetta e nelle indagini sulla gestione del patrimonio della Diocesi divorato da un buco di diversi milioni di euro. 
Accuse che avrebbero potuto portare una condanna di Onofri fino ad otto anni di carcere. Accessi che però non erano stati fatti direttamente da lui, ma tramite un suo subalterno all’interno della squadra Digos che ha raccontato all’epoca di avere avuto l’ordine a voce proprio da Onofri, che all’epoca ricopriva l’incarico di coordinatore della sezione investigativa della Digos. Lo stesso subalterno però quando ha testimoniato durante il processo si è trincerato in un non ricordo più. 
Ma torniamo indietro nel temo, nel 2012, quando la questura di Terni era scossa dalle indagini della locale Procura sul comportamento di un dirigente che è stato poi prosciolto da tutte le accuse. Indagini che portarono ad indagare, stavolta dalla procura di Perugia, competente in reati informatici, su Stefano Onofri con la conseguente richiesta di rinvio a giudizio per alcuni reati con i quali era contestato che “nelle sua funzioni impropriamente utilizzate avesse abusivamente indotto il 22 febbraio del 2012 in errore il suo subalterno, che poi aveva effettuato gli accessi nel sistema operativo centrale interforze per verificare la pozione di 12 persone”. Accesso che lo stesso Onofri aveva invece fatto direttamente per verificare solo la posizione dell’allora economo della Diocesi in seguito ad un’indagine sull’utilizzo dei buoni pasto dopo l’esposto di alcuni richiedenti asilo. 
A pesare sul rinvio a giudizio sono state proprio la dichiarazione del subalterno.
Nonostante l’avvocato Cristina Rinaldi, in sede difensiva, avesse fornito le prove della correttezza dell’iter procedurale svolto, avendo l’ispettore aperto un formale fascicolo di ufficio e poi trasmesso gli atti alla procura e alla prefettura.

Riportando l’accesso allo Sdi alle sue funzioni. Giovedì è arrivata la sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste, con il pm che invece aveva chiesto la condanna di Onofri ma con la una pronuncia di lieve tenuità del fatto. «Una assoluzione arrivata - dice l’avvocato Cristina Rinaldi - dopo otto lunghi anni che però finalmente restituisce la dignità professionale, oltre che umana, all’ispettore Stefano Onofri, soprattutto per il ruolo istituzionale che ha avuto per tantissimi anni a Terni e per avere svolto, nella vicenda in questione, la propria attività in modo preciso e puntuale»

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