Terni, Stefania Parisi (Istess):
«La divisione fra i cattolici?
Una questione di "sale"»

Stefania Parisi
di Vanna Ugolini
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Mercoledì 1 Agosto 2018, 20:04 - Ultimo aggiornamento: 20:12
TERNI Pochi giorni fa Luca Diotallevi, presidente dell'Azione cattolica, ha criticato duramente la posizione dei cattolici del Popolo della famiglia, alleati con la Lega in Comune, definendoli «cattolici altri» e la polemica ha coinvolto anche il sindaco Leonardo Latini. Di lui ha detto che «brandisce la religione». Stefania Parisi, direttore dell'Istess, Istituto di studi teologici e storico-sociali di Terni
Diotallevi ha parlato con durezza. Sente questa divisione tra cattolici?
«A mio modo di vedere non si tratta di una divisione netta di carattere culturale e teologico. Si tratta di due atteggiamenti diversi di fronte al discernimento. Nel vangelo Gesù dice Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato?. Ritengo che il dibattito nasca proprio dall'interpretazione di come essere sale per i cattolici. Una interpretazione sostiene che il sale si scioglie ma sta dentro alla realtà con tutta la sua interezza. L'altra, invece, si rivolge a quel se il sale diventa insipido, cosa salerà?. Quindi una parte dei cattolici vuole rimarcare la differenza tra la cultura cristiana e quella dominante. La prima parte privilegia la promozione umana come luogo di evangelizzazione, l'altra parte privilegia il richiamo e la difesa dei valori cristiani, dei principi del cristianesimo».
Ci può fare un esempio?
«Pensiamo al problema del divorzio. Una parte dei cattolici crede all'indissolubilità del valore religioso e non vuole difenderla con la legge, lasciando così la libertà agli altri di separarsi. Per l'altra parte dei cattolici il valore cristiano è un valore umano e in quanto tale va difeso come valore cristiano in sè».
Come interpreta la posizione così netta del presidente dell'Azione cattolica?
«Non la condivido del tutto anche se credo che Diotallevi abbia voluto richiamare i cattolici più aperti a un maggiore impegno civile. E' come se li volesse far uscire dall'angolo. E' un fine condivisibile»
Lei crede che sia così?
«Io credo che ci sia a Terni una presenza strutturata e importante della Chiesa. La Chiesa ternana è presente con l'Azione cattolica, io stesso dirigo l'Istess, attivo da 45 anni: facciamo incontri nelle scuole, presentiamo libri, lavoriamo sul dialogo interculturale, c'è il festival Popoli e religioni, i nostri eventi sono partecipati. Ci sono ottanta parrocchie sul territorio, la Caritas con tutte le sue diramazioni, la San Martino, Laboratorio Idea, gli scout, l'associazionismo spontaneo. Perchè non considerare questa articolazione così forte?»
Il popolo della famiglia, che ha presentato una lista con Latini, a chi fa riferimento?
«La persona di riferimento è Marilina Piscolla. C'è un forte impegno con il Movimento per la vita, un aiuto importante alle gestanti sole. E' una realtà abbastanza nuova, nasce a seguito delle sfide grosse sui temi biosensibili: eutanasia, utero in affitto, crisi della famiglia, nuove tipologie di unione che vorrebbero farsi riconoscere come famiglia. E' su questi temi che questi cattolici si uniscono. Un tema centrale è quello del matrimonio come valore assoluto, che può assumere risvolti di frattura con il mondo laicista quando, in alcuni casi propone sfide impercorribili. Penso alle manifestazioni dei Gay pride, alle problematiche nuove come quelle di avere figli con l'utero in affitto».
A sfide laiciste estreme risposte estreme dai cattolici?
«Di fronte a sfide eccessive il Popolo della famiglia si arrocca e dine no, altrimenti il sale diventa insipido e la gente non capisce».
Ma si dialoga con questi "cattolici altri"?
«Tutti abbiamo in comune la volontà di costruire un futuro più umano e più giusto. Quello della giustizia è un altro tema centrale. L'intervento di Diotallevi va integrato con la questione dell'immigrazione, che è la chiave di lettura di molti problemi. Pensi a quella madre, vedova con tre figli di cui avete scritto voi. Per lei ancora non c'è una casa mentre per i rifugiati il Comune ha stanziato molti appartamenti. La gente sente questa ingiustizia. E' giusto che ci siano gli appartamenti per i rifugiati ma non è giusto che non ci siano per una giovane madre che è in una situazione di emergenza».
Come valuta l'appoggio dei cattolici alla Lega sul tema della famiglia a Terni?
«Intanto credo che localmente non ci fossero alternative solide, ma la chiave di lettura io penso stia proprio sul tema della gestione dell'immigrazione. Nel voto a Terni non c'è stata solo la voglia di cambiare per gli errori del dissesto finanziario. Quel tipo di protesta avrebbe potuto far vincere i 5 Stelle. La Lega ha vinto sul tema della sicurezza, sulla cattiva gestione degli immigrati, sulle leggi poco equilibrate e male applicate. Accogliere persone che poi vengono lasciate a se stesse non è la strada giusta. La strada giusta sono i corridoi umanitari e una progettazione regolamentata. E qui torna il criterio di giustizia».
Crede che il sindaco Latini possa dare risposte in questo senso?
«A mio modo di vedere il sindaco Latini ha impostato la campagna elettorale sul buonsenso, sulle competenze, sul non alimentare veleni. Il suo discorso d'insediamento è stato molto bello. Di Girolamo preferiva mantenere di più la mediazione tra i partiti della giunta che risolvere i problemi dei cittadini. Il risultato è che è venuta a mancare anche la cura semplice dei cittadini e della città. I propositi di Latini sono condivisibili. Speriamo riesca a metterli in pratica».
 
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