Terni, stangata da 60mila euro per un ex venditore ambulante nigeriano assunto come saldatore: pignorato lo stipendio

Terni, stangata da 60mila euro per un ex venditore ambulante nigeriano assunto come saldatore: pignorato lo stipendio
di Nicoletta Gigli
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Lunedì 7 Novembre 2022, 00:15 - Ultimo aggiornamento: 00:32

TERNI - Dopo anni passati a vendere calzini e fazzoletti in uffici, studi professionali e negozi del centro ha finalmente trovato un lavoro da saldatore.

Bugbo, nigeriano di 40 anni, che si è mantenuto per anni facendo il venditore ambulante grazie alla fiducia conquistata con i suoi modi affabili e la sua gentilezza tra tanti ternani di buon cuore, era felice per aver ottenuto un impiego ufficiale, il primo della sua vita.

Non avrebbe mai immaginato che, una volta conquistata la busta paga, lo Stato gli avrebbe presentato in fretta e furia un conto salato.

L’ufficio riscossioni dell’agenzia delle entrate gli ha pignorato un decimo dello stipendio per un debito con l’erario di 60mila 828 euro. Accumulato per le contravvenzioni che gli sono state elevate negli anni in cui ha fatto il venditore ambulante a Terni.

Tra gli ormai ex clienti di Bugbo l’avvocato ternano, Attilio Biancifiori, che con i colleghi del suo studio di via della caserma, è rimasto in contatto con l’extracomunitario col quale si era instaurato un rapporto di amicizia.

«Veniva da noi ogni giovedì, nel suo consueto giro in uffici e negozi del centro, e questa tradizione è andata avanti per anni - dice Biancifiori. Appoggiava sulla sedia lo zaino e le buste di plastica piene di calzini e fazzoletti di carta e approfittava di quella sosta per riposarsi un po’ e raccontare il suo sogno di continuare a lavorare per racimolare qualche soldo che gli consentisse di far arrivare a Terni la moglie, rimasta in Africa.

Si era creato un clima di amicizia, ormai lo aspettavamo ogni settimana e se non arrivava c’era da preoccuparsi».

Prima di andar via, come accadeva in altri uffici, il nigeriano riceveva un piccolo contributo per la sua attività e poi, zaino in spalla, riprendeva a girare per le vie del centro chiedendo aiuto, sempre con grande dignità, senza mai essere pressante o invadente.

Un giorno finalmente riesce a coronare il suo sogno. Presenta la richiesta di ricongiungimento familiare, che viene accolta, e può riabbracciare sua moglie. La coppia si trasferisce a Foligno. In rapida sequenza nascono tre figli e l’avvocato Biancifiori, con cui il nigeriano resta in contatto, si dà da fare per far ottenere le provvidenze di legge a questa famiglia in difficoltà.

Il 40enne continua la ricerca di un lavoro ufficiale perché l’attività di venditore ambulante non basta più per le esigenze di una coppia con tre bambini.

Si iscrive ad un corso formazione regionale e ottiene la qualifica di saldatore. Poi finalmente arriva il lavoro in un’officina meccanica, che gli garantisce 1196 euro al mese. Prende servizio ma dopo due mesi l’amara sorpresa.

«Avvocato, è arrivato un atto che non riesco a capire. Mi aiuta?» dice al telefono.

Biancifiori non ci mette molto a capire di cosa si tratta. E’ l’Agenzia delle entrate, che ha incrociato i dati in fretta e gli pignora parte dello stipendio fino all’estinzione del debito con l’erario da oltre 60 mila euro per il periodo in cui faceva il venditore ambulante senza licenza.

«Allo stato purtroppo non ho motivi di opposizione al provvedimento, che rientra nell’ambito dei protocolli» dice il legale, che ha chiamato il datore di lavoro del 40enne per ribadire che Bugbo è una brava persone e di non lasciarsi suggestionare dal provvedimento.

«Probabilmente gli hanno fatto delle contravvenzioni perché non aveva la licenza, lievitate con gli interessi, e quando con l’anagrafe tributaria si è visto che aveva un posto fisso qualcuno ha pensato bene di presentargli il conto. Purtroppo è una vicenda tutta italiana: a parole diamo assistenza e solidarietà agli immigrati e poi lo Stato presenta il conto in questo modo, a dir poco spiacevole. Nel nostro piccolo cercheremo di fargli recuperare la parte pignorata dello stipendio. Dove lo Stato leva - dice Biancifiori - va a coprire la solidarietà umana».

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