Dopo il deserto la Siberia
Barone pronto a ripartire

Lorenzo Barone
di Lorenzo Pulcioni
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Domenica 12 Gennaio 2020, 16:38 - Ultimo aggiornamento: 13 Gennaio, 08:11
«Quando raggiungi il tuo limite fermati, prendi la rincorsa e superalo»Il che vuol dire, per uno come Lorenzo Barone, partire per un'altra sfida che questa volta si chiama Siberia. Domani saluterà gli amici, poi la partenza fissata per il 14 gennaio.

E pensare che per un tuffo sbagliato, circa un anno fa, aveva rischiato di rompersi, letteralmente, l’osso del collo. L’ultima rincorsa di Lorenzo Barone per superare i suoi stessi limiti è stata lunga 55 giorni e 4.023 km, quelli percorsi per terminare l’ultimo viaggio in bici in solitaria in India, tra Himalaya e giungla popolata da elefanti, tigri e coccodrilli. Dopo aver attraversato il deserto del Sahara in solitaria nel mese più caldo, luglio, è partito subito dopo per l’estremo oriente. Finisce in Giappone “per caso” e poi in Corea del Sud per pedalare lungo la ciclabile dei quattro fiumi. Solo lui e la sua bicicletta. Un folle o un esploratore d’avanguardia? «Non credo di sfidare la sorte, né di mettere a rischio la mia vita - racconta il 22enne narnese al Messaggero - piuttosto cerco di viverla a pieno secondo il mio modo di essere. Rimanendo a casa, invece, la perderei minuto dopo minuto. In tutti i posti dove mi porta il mio desidero di viaggiare mi sento felice e in pace con me stesso. Certo, avere un equipaggiamento praticamente estivo oltre i 5 mila metri non è il massimo. La notte devo fare i piegamenti anziché dormire per non congelare, ma non sapevo che sarei finito lì». In India ha pedalato sulla strada più alta del mondo, la Nakeela Top, a 4.738 metri e poi nel parco del Jim Corbett popolato da tigri, elefanti, bufali, scimmie, serpenti e molti altri animali.

Pensare che un amico indiano, da Terni, lo aveva anche messo in guardia traducendo in maniera chiara un cartello che sconsigliava di attraversare la giungla per la presenza di tigri. «Ma è proprio quando la sete di avventura chiama e tutti dicono che ciò che hai in mente è impossibile, che escono le esperienze più incredibili e stratosferiche».
Ovviamente Lorenzo è andato lo stesso, passando nella parte nord del parco ai piedi dell’Himalaya che è la meno controllata. «Dalla natura ho imparato quasi tutto quello che so, da piccolo passavo giornate intere nel bosco sotto casa, mi arrampicavo, costruivo l’arco e le frecce, osservavo gli animali, correvo tra gli alberi, facevo le capanne. Insomma mi sentivo libero». Quel bosco negli anni è diventato piccolo ed ora Lorenzo viaggia per il mondo su una bici, a volte a piedi, in autostop, in zattera o su un canotto, poco importa. «Cerco le difficoltà e vado fino in fondo» dice. Dopo la giungla Barone è salito sull’Himalaya e per 20 giorni non è sceso mai sotto i 3.400 metri, dormendo spesso oltre i 4.500 e toccando i 5.480 sulla strada più alta del mondo. Poi ha percorso la Spiti Valley. «Voglio cominciare a fare viaggi impegnativi - dice tra il serio e il faceto - finora ho solo giocato ma, come si dice, giocando si impara ed ho imparato tanto».

 
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